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Commento a “Io giudice contro i giudici”, Articolo-Intervista by Emiliano Fittipaldi al Magistrato Alessio Liberati, per il settimanale L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011

di Gioele Magaldi

 

 

 

 

Intanto, chi vuole leggere questo coraggioso Articolo-Intervista vada alle pagine 56-57 de L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011, oppure clicchi su “Io giudice contro i giudici” Articolo-Intervista by Emiliano Fittipaldi al Magistrato Alessio Liberati, per il settimanale L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011.
I toni, lo stile e i contenuti di questo pezzo di giornalismo civilmente impegnato mi trovano perfettamente concorde.
Complimenti a Emiliano Fittipaldi.
Ma c’è dell’altro.
Onore e stima al Magistrato Alessio Liberati che, con schiettezza e coraggio non comuni, denuncia- a beneficio proprio della Magistratura di ogni grado e funzione- alcune cose che non possono davvero essere tollerate in una democrazia liberale e fondata sullo Stato di diritto e sul rispetto delle regole.
Peraltro, ho avuto modo di incontrare e conoscere Alessio Liberati.
Qualche mese fa, Liberati mi ha contattato attraverso la Redazione del Sito ufficiale del Movimento d’opinione massonico da me guidato, Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com ).
Ha chiesto di potermi incontrare e conoscere e ho accettato volentieri di fissare un appuntamento.
Da allora, ci siamo visti e sentiti ancora.
Motivazioni?
Con la schiettezza connaturata al suo carattere, Alessio mi spiegò, fin dal primo incontro, che egli percepiva di lottare- all’interno di alcuni settori della Magistratura- con gruppi di potere e pressione indebitamente costituiti. Mi spiegò di avere sviluppato un sentimento genericamente anti-massonico, proprio in ragione della ragionevole probabilità che certi soprusi, certe irregolarità, certe raccomandazioni, certi favoritismi, certe persecuzioni, certe omissioni di indagine disciplinare (indegni di un ordine giudiziario di un Paese democratico) fossero riconducibili a logiche massoniche, pseudo-massoniche o impropriamente lobbistiche.
Mi raccontò i fatti e le circostanze oggetto dell’utilissimo “racconto” di Emiliano Fittipaldi: “Io giudice contro i giudici” Articolo-Intervista by Emiliano Fittipaldi al Magistrato Alessio Liberati, per il settimanale L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011.
Il Magistrato Alessio Liberati mi spiegò anche che aveva voluto incontrarmi perché piacevolmente sorpreso dai valori, dagli ideali e dai comportamenti espressi da Grande Oriente Democratico, che gli presentavano l’evidenza di una Libera Muratoria come player alto e nobile della società civile, ben diversa dalla percezione cupa, ambigua, corporativistica e prevaricatrice che della massoneria (con la “m” minuscola) aveva avuto fino ad allora.
Nel corso del primo e di successivi incontri e/o colloqui, spiegai a Liberati che l’essenza, la filosofia, i landmarks e l’ethos storico-tradizionale della Massoneria alla quale io stesso avevo aderito molto giovane erano (e dovevano essere) ben altra cosa dalla versione distorta della “fratellanza” quale era stata offerta in passato (in Italia) dalle vicende “piduistiche” o nel presente dalla gestione improvvida del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani da parte di Gustavo Raffi, Giuseppe Abramo e vari altri “ Gran Camerati” di costoro.
Spiegai ad un sempre più interessato Alessio Liberati la storia, la teoria e la prassi secolare di un’Istituzione, quella libero-muratoria, che aveva consegnato alla modernità democrazia e libertà, Stato di diritto e divisione dei poteri, prassi parlamentare e pluralismo dell’informazione, allargamento del suffragio e nuovi diritti civili per chi prima ne era privo, rigore morale e il coraggio di resistere a qualunque sopruso autoritario o totalitario.
Il Magistrato Alessio Liberati si mostrò non solo ormai convinto che questa da me illustrata e non quella dei piccoli uomini in cui si era imbattuto fino ad allora era la vera cifra della Massoneria Universale (protagonista delle principali battaglie a difesa della democrazia e della libertà non soltanto fra Sette e Ottocento, ma anche nel Novecento, quando i Fratelli Massoni Roosevelt e Churchill sconfissero insieme il nazi-fascismo e quando i Fratelli di tutto il mondo vollero pervenire alla Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948), ma, anche in relazione alla vexata quaestio della liceità o meno dell’appartenenza dei Massoni all’Ordine giudiziario, si persuase che essa andava riconsiderata, superando l’ostilità (in buona o cattiva fede) di diversi magistrati e altri soggetti in proposito.
Anzi, a 2011 già iniziato, Alessio Liberati mi chiese un nuovo appuntamento.
Ottenuto questo nuovo incontro, non solo ribadì di aver cambiato opinione- per le argomentazioni che tra poco renderò esplicite- rispetto all’incompatibilità tra incarichi in Magistratura e appartenenza alla Libera Muratoria, ma mi chiese anche se fossi disponibile a partecipare (in quanto relatore) ad un convegno che egli, insieme ad altri magistrati, intendeva organizzare per fare luce su quale sia la Massoneria “autentica” e quale quella “geneticamente modificata” nella prospettiva (corrotta e corruttrice anche all’interno dell’Ordine giudiziario) di una lobby più attenta ai benefici dei propri “aderenti” che non al bene pubblico e al rispetto delle regole democratiche e liberali della convivenza civile.
Il convegno dovrebbe avere, a mio parere (quando si farà), il titolo semplice e diretto di “Magistratura e Massoneria: equivoci, incomprensioni, abusi e tentazioni anti-costituzionali”.
Alla luce di quanto precede, vanno ben lette e interpretate alcune affermazioni contenute nel pezzo di Emiliano Fittipaldi “Io giudice contro i giudici” Articolo-Intervista by Emiliano Fittipaldi al Magistrato Alessio Liberati, per il settimanale L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011.
Allorché il Magistrato Liberati racconta al suo intervistatore:

“Notai che il nome e la corrispondente data di nascita del presidente di un’associazione dei magistrati di Palazzo Spada, Filoreto D’agostino figurava in un elenco di massoni pubblicato da un sito Web. Ho chiesto così di verificare l’eventuale iscrizione di magistrati alle logge (come si sa, il vincolo di obbedienza che si deve ai “fratelli” è incompatibile con incarichi in magistratura). Anche in questo caso, fatti non difficili da accertare, ma non è successo niente, anzi hanno aperto un’istruttoria contro di me, dicendo che la lettera poteva essere lesiva dell’onore della categoria”.

 

Ecco, le parole contenute tra parentesi: “come si sa, il vincolo di obbedienza che si deve ai ‘fratelli’ è incompatibile con incarichi in magistratura”, possono riferirsi, nelle intenzioni di Alessio Liberati, soltanto a quei fratelli massoni che abbiano tradito i giuramenti compiuti al momento dell’iniziazione alla Libera Muratoria. Possono riferirsi solo a coloro che abbiano “deviato” dalla Via Maestra dei principi e dei severi ideali massonici.
Per la verità, prima di incontrare il sottoscritto, Liberati riteneva che tale “incompatibilità” tra appartenenza a una Loggia qualsiasi e la possibilità di ricoprire incarichi in magistratura fosse generale, non avendo una cognizione chiara di quale fosse la Weltanschauung massonica né di quale storia gloriosa essa fosse stata protagonista, prima nei secoli dell’Età di mezzo (costruendo in tutta Europa le Cattedrali, bibbie di sapienza spirituale scolpite nella pietra e raffigurate tra simboli e immagini, anche a beneficio del popolo analfabeta), poi in Età moderna e contemporanea, regalando alla civiltà umana le società “aperte e pluraliste” di cui tutti godiamo (almeno in Occidente).
Ma dopo l’”incontro” con Grande Oriente Democratico e con il sottoscritto, Alessio Liberati ha riconosciuto più volte che, evidentemente, c’è massone e massone, così come c’è magistrato e magistrato, avvocato e avvocato, politico e politico, imprenditore e imprenditore, carabiniere e carabiniere, poliziotto e poliziotto, uomo e uomo e così via…
Donde ha tratto Liberati queste sue nuove convinzioni positive riguardo a certa Massoneria, che lo hanno condotto ad abbandonare inveterati pregiudizi?
Innanzitutto da uno studio meno superficiale della storia libero-muratoria, stimolato dalle istanze culturali e informative offerte da G.O.D., ma anche dalla cognizione di alcuni documenti incontrovertibili che, per un Magistrato, non possono che avere un valore stringente.
Infatti, al di là delle perversioni contro-iniziatiche di coloro che, contingentemente e pro tempore, stanno mal-governando il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani (Gustavo Raffi, Giuseppe Abramo e altri Gran Camerati di costoro), proprio nella Costituzione (Statuto associativo) del G.O.I., al punto VIII de l’ IDENTITA’ DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA è scritto: “Il Massone è tenuto a rispettare scrupolosamente la Carta Costituzionale dello Stato nel quale risiede o che lo ospita e le leggi che ad essa si ispirino”; all’articolo 2, della Comunione Massonica del Grande Oriente d’Italia (G.O.I.) si dice tra le altre cose che: “…presta la dovuta obbedienza ed osserva scrupolosamente la Carta Costituzionale dello stato democratico italiano e le leggi che ad essa si ispirino…”; all’art.9 su I doveri dei Liberi Muratori, viene sottolineato: “…sempre comportandosi da buoni e leali cittadini, rispettosi della Carta Costituzionale della Repubblica Italiana e delle leggi che alla stessa si conformino…”.
Ma non basta, come ebbi modo di illustrare al Liberati (con sua piacevole sorpresa e compiacimento), persino nel rituale di iniziazione ad Apprendista Libero Muratore, ad un certo punto, tra le promesse solenni che si richiedono al recipiendario, consustanziali al conferimento del nuovo status di Massone,  c’è quella di impegnarsi irrevocabilmente a: “…rispettare scrupolosamente la Carta Costituzionale della Repubblica e le leggi che alla stessa si conformino…”.

In ragione di tutto ciò, semmai, sarebbe anti-costituzionale e gravissimo qualunque provvedimento/disposizione interno/a tanto all’Ordine giudiziario quanto ad altri settori dell’amministrazione statale o para-statale (Forze dell’ordine, Forze armate, Ministeri, Pubblica amministrazione locale, RAI, etc.) che si arrogasse il potere di discriminare alcuni cittadini in quanto massoni, inibendone la possibilità di ricoprire determinati incarichi.
Una simile tendenza, manifestatasi peraltro negli anni successivi allo “scandalo P2”, è stata più volte sanzionata da Corti di Giustizia europea, delle quali lo stesso Alessio Liberati ha qualche familiarità.
Una simile tendenza normativa “interna” anti-costituzionale e discriminatoria assomiglierebbe troppo alla famigerata Legge fascista cosiddetta “sulla Massoneria” del 1925, contro la quale si scagliò persino il comunista Antonio Gramsci, con un celebre discorso parlamentare.
Ma d’altronde, se la “lettera” dell’affermazione di Liberati in merito al fatto che “come si sa, il vincolo di obbedienza che si deve ai ‘fratelli’ è incompatibile con incarichi in magistratura” è ingannevole, qualora non approfondita, e non traduce bene l’attuale pensiero in merito del Magistrato, posso pacificamente dichiarare (e con me i Fratelli di Grande Oriente Democratico) di condividerne lo “spirito”.
Cioè, se vi sono dei magistrati sedicenti massoni che sono stati “iniziati” regolarmente, ma ben presto hanno deciso di “tradire” non solo la Costituzione e le leggi dello Stato, ma anche la promessa solenne di rispettarle, fatta al momento dell’iniziazione come liberi muratori, costoro sono incompatibili non solo rispetto ad “incarichi in magistratura”, ma anche rispetto all’appartenenza a qualsivoglia Loggia.
Qual è il cuore del problema?
Alessio Liberati vuol dire che, se qualche magistrato, in virtù di un presunto “vincolo di obbedienza” dovuto ad altri “fratelli”, magistrati o avvocati, esercita le proprie funzioni in spregio ai propri doveri istituzionali, questo è un gravissimo vulnus non solo all’Ordine giudiziario, ma all’intera collettività dei cittadini.
E questo, in fondo, è proprio l’oggetto della sua Intervista/Denuncia ospitata su L’ESPRESSO: “Io giudice contro i giudici” Articolo-Intervista by Emiliano Fittipaldi al Magistrato Alessio Liberati, per il settimanale L’ESPRESSO del 10 febbraio 2011.
Per parte mia, aggiungo che chi, Massone inserito in una Logga, si trovi a svolgere alcune delicate funzioni istituzionali, se è un vero Massone e se ha capito quale ardua scuola di perfezionamento civico e spirituale sia la Libera Muratoria, non solo obbedirà in primo luogo soltanto ai suoi doveri verso lo Stato e la collettività ma, anzi, qualora si trovasse a giudicare (come Magistrato) in una situazione in cui sono coinvolti suoi Fratelli, mostrerà verso di essi tutto il rigore che la situazione necessita. Infatti, chi riceve l’onore di essere iniziato in Massoneria, deve anche accettare l’onere di comportarsi 10 volte “meglio” di un comune cittadino e quello di essere “un esempio” per i suoi simili, sempre e comunque.
Un Massone “ben saldo nei suoi principi” sarà sempre un ottimo magistrato, politico, soldato, poliziotto, carabiniere, finanziere, giornalista, funzionario, imprenditore, etc.
Se, pur risultando iscritto a qualche Loggia, qualcuno non si comporta secondo l’altissimo ed esigente ethos libero-muratorio, ciò avviene proprio perché costui ha abdicato ai principi della Massoneria, non perché vi si conforma.
Si tratta della stessa situazione dei cosiddetti “preti pedofili”: costoro non sono “pedofili” ( e criminali) in quanto “preti”, ma proprio perché si sono diabolicamente allontanati dai principi cristiani e cattolici.
Analogamente, solo un massone “contro-iniziato” si comporterebbe come quei colleghi il cui comportamento è stato oggetto di segnalazione all’opinione pubblica da parte di Alessio Liberati.
Detto ciò, il problema sussiste, in magistratura come altrove.
Come una sorta di “cancro mafioso”, vi sono evidentemente magistrati e/o politici e/o amministratori/dirigenti/funzionari dello Stato che si costituiscono in “consorterie fraterne” (poco importa se queste si richiamino indebitamente alla Massoneria e/o a Opus Dei, Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere, Azione Cattolica, Partiti politici, etc.) allo scopo illegale di favorire consorti o parenti, di ottenere privilegi abusivi, di piegare le istituzioni ad interessi privati.
Ecco perché, quando il Magistrato Alessio Liberati conclude il suo sfogo, dicendo:

“Sto pensando di andare a lavorare all’estero. Ma vada come vada, non potrò esimermi dal fornire alle procure competenti gli elementi che, per difendermi, ho raccolto sui rapporti tra magistrati amministrativi, comitati d’affari, politica e massoneria. Non è coraggio, è la mia coscienza che me lo impone.”,

il sottoscritto-insieme ai suoi Fratelli Massoni di Grande Oriente Democratico e alle cittadine e cittadini del Movimento d’opinione “Democrazia Radical Popolare” (www.democraziaradicalpopolare.it ) dichiara che si batterà accanto a Lui affinché sia fatta chiarezza e giustizia su tutte le “confraternite improprie” che inquinano l’Ordine giudiziario (e non solo).
La cosa importante è che non solo Alessio Liberati, ma anche altri magistrati onesti e integerrimi come lui (che già ne è consapevole) si rendano conto che la Massoneria con la “M” maiuscola è una risorsa positiva non solo in generale per la società civile, ma anche in particolare per la Magistratura e per altre Istituzioni dello Stato.
E sebbene non riteniamo sia costituzionalmente obbligatorio che un Magistrato (o un altro Funzionario/Dirigente/Amministratore statale) dichiari la sua appartenenza alla Libera Muratoria piuttosto che a Opus Dei, Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, Circolo canottieri, Circolo caccia e pesca, Arcigay e così via…), tuttavia sarebbe bello e utile che i Massoni più forti e convinti della propria identità, motu proprio, dichiarassero di essere tali, specie in Magistratura.
A patto che ci si impegni a non “mobbizzarli” o a non scatenare “rappresaglie”.
A patto che si comprenda che, qualora invece si continuasse a ritenere (tra l’altro incostituzionalmente ed erroneamente, come abbiamo spiegato ) che “il vincolo di obbedienza che si deve ai ‘fratelli’ è incompatibile con incarichi in magistratura”, nessun Magistrato Massone onesto sarà invogliato a dichiararsi alla luce del sole e i magistrati massoni (eventualmente) disonesti continueranno a spadroneggiare “coperti” dall’impossibilità di provarne l’affiliazione a una Loggia.
Anzi, potranno essere questi stessi magistrati (con la “m” minuscola) massoni “coperti” a tentare di far fuori, per squallidi giochi di potere, altri colleghi che magari non fanno mistero (o quasi) della propria appartenenza alla Libera Muratoria: avremmo così il paradosso di magistrati massoni occulti che accusano altri colleghi e fratelli, i quali hanno la sola colpa di vivere il proprio percorso iniziatico-spirituale in modo solare e onesto.

Forse sarà bene che quel convegno su “Magistratura e Massoneria” si faccia presto, in modo tale che vengano dissipati molti equivoci e pregiudizi.
E in modo tale che vengano sanzionati o giustamente “discriminati” solo quei magistrati che compiono degli abusi o degli illeciti, dei soprusi o delle irregolarità (come quelle che denuncia Alessio Liberati), a prescindere dal fatto che siamo”massoni” o “profani”, uomini o donne, cattolici o ebrei, musulmani, agnostici, atei, etc…
Questo è il sale della democrazia liberale, fondata sulla distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario - come insegnava già nel 1748 nel suo Esprits de lois, il Fratello Massone e grande filosofo Montesquieu - e sulla libertà di associazione dei cittadini, senza che dalle proprie scelte associative ne consegua l’interdizione da incarichi o uffici pubblici.

GIOELE MAGALDI.

 

 

 

 

 

 

 

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