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“Bagnasco, Ruby, Berlusconi Silvio e Marina, Bertone e Marcegaglia, Casini, Bondi, Lerner e l’Infedele, la Massoneria bresciana…

…fra parole incolori, farse, ciance, omissioni e collusioni”

 

 

 

 

Cosa accomuna questi soggetti menzionati nel titolo dell’ articolo?
L’essere specchio ed esempio, in queste ore, anzitutto della mediocrità e della modestia (per essere buoni) che caratterizza il dibattito politico ed etico italiota.
E poi, come recita il sottotitolo, di parole incolori (e insapori), farse, ciance, omissioni e collusioni.
Non tutti i personaggi/soggetti citati sono responsabili di tutte queste cose e non tutti nello stesso tempo (e Lerner e l’INFEDELE sono solo stati “vittime” e occasione di un pessimo show altrui), ma ciascuno partecipa in qualche modo di uno stesso clima inaccettabile, insostenibile e insopportabile per quella che si vorrebbe fosse (e non è, neanche un po’) una democrazia matura.

Cominciamo da Sua Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) dal 7 marzo 2007.
Nel pomeriggio di ieri (24 gennaio 2011), la comunità politica e giornalistica è stata con il fiato sospeso, ad attendere qualcosa che attendeva come un “oracolo”, una grande bussola morale…:le esternazioni del suddetto Cardinal Bagnasco.
Poi, come al solito, quando si tratta di porporati di Curia, la montagna ha partorito il topolino.
Che ha detto Bagnasco?
C’è chi ha parlato di cerchiobottismo, chi ha detto che Il Presidente CEI ha dato un ammonimento (velato) a Berlusconi, chi ha sostenuto che il richiamo era anche ai suoi avversari politici e alla magistratura inquirente, chi ha commentato che ci si aspettavano parole più dirette e incisive.
Appunto.
Angelo Bagnasco (68 anni portati non magnificamente) ha avuto più o meno lo stesso stile di Tarcisio Bertone (classe 1934): uno stile morbido, ambiguo, che dice ma non dice, che tutti possono interpretare come meglio credono.
Uno stile da oracolo, appunto.
Ma non di quegli oracoli seri e che fanno tremare le ginocchia del consultante, bensì di quelli da fiera, dove ciascuno si fa predire esattamente quello che ha desiderio di sentirsi dire.
Nel paese che ha dato i natali a Pietro Aretino e a Giordano Bruno, nessuno (non solo i Cardinali di Santa Romana Chiesa) ha il coraggio e l’autenticità per dire pane al pane, vino al vino e c…al c… (come soleva suggerire proprio il Nolano).
Riassumendo, il Magistero Curiale (che è altra cosa dalla Chiesa Cattolica nella sua interezza e universalità di corpo mistico del Cristo, articolato in molteplici membra), da cui alcuni ingenui si attenderebbero una bussola morale, non sa andare oltre pronunciamenti mediocri, modesti, paludati e inconcludenti, privi di quei carismi che invece dovrebbero caratterizzare coloro che si propongono come “pastori di anime”.

Scendendo qualche gradino…,troviamo un altro importante player della società italiana: Confindustria e la sua Presidentessa Emma Marcegaglia.
Anche qui, il “birignao” mediatico di sempre: parole deboli, svogliate, spuntate che, quando appena sembrano “prendere il largo” con un’ analisi critica un po’ più pungente del solito (rispetto al governo e/o a chicchessia), immediatamente rinculano nella dichiarazione del giorno dopo, venendo al più presto smentite o attutite da chi le aveva pronunciate.
Ma, in fondo, anche a voler rimaner fedeli alle migliori e più organiche tra queste dichiarazioni confindustriali, che cosa dicono di così pregnante rispetto al mancato rilancio economico del Paese?
Posto che la pars destruens rispetto all’operato del governo (timida e rarefatta, anche quando non viene auto-cassata il giorno dopo) è stata finora sterile di effettivi cambi di marcia da parte dell’esecutivo, cosa ha saputo proporre Confindustria per una migliore gestione della res publica?
Non parliamo di auto-costituirsi quale “ente morale” (in assenza di altre bussole…), ma proprio sul piano specifico della vita economica, dei progetti industriali, delle innovazioni infrastrutturali, giuridiche, burocratiche, sindacali, etc., qual è la proposta strategica di Emma Marcegaglia & Company?
Il pensiero di Marchionne lo conosciamo e non ci esalta…ma Confindustria?
Pensa, immagina, reca in se stessa un modello di sviluppo sociale ed economico a cui le forze politiche possano relazionarsi per concordare o dissentire?
Quando avrà le idee chiare e la volontà di comunicarle agli italiani ci faccia un fischio.
Per il momento, ci sembra un “pesce in barile” né più né meno della CEI e della Curia.

Chi, invece, pare avere le idee chiare su come trasformare definitivamente l’Italia in una Repubblica delle banane sono i principali esponenti ( principali attualmente, perché ci sono anche altri rampolli del DUX di Arcore in pista di lancio) della famiglia Berlusconi: il Fratello Silvio Pater e la (probabile futura) Sorella Marina, Figlia prediletta.
In questa prospettiva ha rilasciato recenti dichiarazioni il solito Giancarlo Lehner (deputato PDL super-berlusconiano che chiedeva a gran voce un’iniziazione per sé al Gran Maestro Gustavo Raffi, essendone grande estimatore), esprimendosi pressappoco così: “Ma chi, meglio di Marina Berlusconi, può succedere al padre Silvio nello scettro del potere e alla guida del PDL?”. (Sic!).
Ecco qua: l’Italia che nel 1946 decise con un referendum di optare per la Repubblica, punendo la fellonia di Casa Savoia, che aveva consegnato il Paese alla barbarie fascista e nazista, secondo alcuni buontemponi come Lehner dovrebbe consegnarsi mani e piedi ad una nuova dinastia regnante de facto: la famiglia Berlusconi.
Motivo di cotanta “devoluzione”, a parte lo sfrenato servilismo cortigiano di comparse varie del milieu berlusconiano?
Aspettiamo che ce lo spieghino.
Ma queste esilaranti proposte di personaggi alla Lehner dovrebbero ricordare a tutte le forze politiche di sinistra, centro e destra non asservite alla Casa Regnante di Arcore, che si potrà anche costringere-prima o poi- il buon Silvio alla “panchina” e/o al ritiro come Presidente del Consiglio, ma finché non si risolverà il problema del suo monopolio mediatico e dei conseguenti conflitti di interesse, il suo Gruppo familiare avrà sempre la proprietà di un Partito Azienda influente e pervasivo. Poco importa che venga denominato Forza Italia, PDL o Italia, si tratterà sempre di un partito al servizio del contingente Padrone del Gruppo Mediaset/Berlusconi, si chiami questi Silvio, Marina, Piersilvio o con i nomi di altri rampolli di famiglia.
O credete, cari ingenui protagonisti della politica italiana, che chi in futuro controllerà il principale gruppo mediatico privato italiano (con suoi ex dipendenti collocati anche in posti chiave in RAI e in altri organi di informazione), accetterà di farsi da parte per senso dello Stato, sobrietà, percezione della giusta misura?
Lo stile dei Berlusconi non è quello di un’altra illustre famiglia regnante de facto in Italia nel secolo scorso: gli Agnelli ebbero sempre un senso del limite e del pudore istituzionale di cui è lecito dubitare (visto lo stile e l’esempio del Decano Silvio) vorranno fregiarsi i Berlusconi.
Perciò, il problema dell’aspirante Casa regnante di Arcore passa, sempre e necessariamente, per una rigorosa ed equa legge dello Stato che ponga limiti al trust mediatico/industriale di cui possa essere proprietario-fruitore chi aspiri a ruoli istituzionali.
Di qui non si scappa, altrimenti la questione si riproporrà in saecula saeculorum.

Al buon Pierferdinando Casini non vorremmo dedicare nessuna grave reprimenda. E’ già molto duro tentare di allestire un centro-destra sobrio e de-berlusconizzato…
Piuttosto, vorremmo fargli notare che è assolutamente inutile continuare a proporre al Gran Sultano di Arcore di farsi da parte e indicare un successore. Per il bene dell’Italia, poi…
Ma che gliene importa a Lui del bene dell’Italia?
E coerentemente, il Gran Ciambellano Sandro Bondi ha risposto a Casini che quest’ultimo “non ha capito che cosa è diventato il PDL e cosa è diventato il principale partito dei moderati italiani”.
Cosa è diventato? Possibile che Lei non l’abbia capito, Onorevole Casini?
Sandro Bondi non si capacita della sua incomprensione: il PDL è COSA SUA, è PROPRIETA’ PRIVATA del Gran Sultano Berluscone.
Le pare quindi, Onorevole Casini, che LUI voglia mettersi da parte per consegnare il suo GRAN SERRAGLIO ad altri che non siano i suoi amati rampolli, di primo o secondo letto?
Quanto alla mozione di sfiducia al Ministro Bondi, scriviamo questo articolo prima che essa venga votata. E speriamo che venga respinta, con gli stessi esiti che ebbe il voto di fiducia del 14 dicembre 2010.
Perché?
Perché, per le stesse ragioni per cui vogliamo che gli italiani bevano fino in fondo l’amaro (e sterile) calice del berlusconismo di Berlusconi Premier (secondo quanto consigliava il saggio Indro Montanelli), così ameremmo che bevano fino alla feccia il vino scadente del berlusconismo minore in stile Bondi.
Ogni minuto di più che codesto inadeguato signore siede, con il suo flaccido sedere, sulla poltrona di Ministro dei Beni Culturali, l’italiano medio capirà meglio quanto siamo caduti in basso come Paese.
Perché dare al pessimo esecutivo di Berlusconi il conforto di un nuovo Ministro, meno inefficiente e pasticcione del “Maggiordomo” Bondi?
Cari parlamentari, lasciate che Sandro Bondi se ne vada via insieme al suo Padrone, non un minuto prima.
Almeno questo è il nostro auspicio. Un auspicio lungimirante, credeteci…

Che dire della pessima performance del solito arrogante, prepotente e insolente Berluscone- Autoproclamatosi Padrone dell’Italia e di Tutte le Televisioni del Regno- a l’INFEDELE di Gad Lerner?
Onore a Lerner, che ha saputo fronteggiare a schiena dritta e senza tentennamenti l’aggressione sciamannata del Premier.
Disonore a chi, ancora una volta, ha mostrato il suo volto di Tirannico Autocrate, incapace di dialogare pacatamente con chicchessia, ma impareggiabile nell’insultare gli antagonisti, oppure nell’arte di farsi adorare da una pletora di cortigiani/e servili e squallidi/e

 

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO.

 

 

 

 

 

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