Lista "Grande Oriente Democratico": Programma e iniziative
La Lista “Grande Oriente Democratico” sarà una Lista che si presenterà alle prossime elezioni per il rinnovo delle cariche di Giunta del G.O.I. (ex art. 108 Regolamento dell’Ordine), sia che queste avvengano nel 2014, sia che avvengano prima, in conseguenza dell’avvenuto annullamento delle elezioni del 2009 e/o per sopravvenuta “pacificazione nazionale” in seno al Grande Oriente d’Italia e conseguente accordo generale per nuove elezioni da indire appena possibile.
La Lista “Grande Oriente Democratico”, naturalmente, valuterà per tempo se presentare esclusivamente propri candidati e concorrere da sola per il governo del G.O.I., oppure se unirsi in un’ ampia coalizione che possa essere ancora più largamente rappresentativa delle (ormai ineludibili) istanze di ristabilimento della legalità costituzionale, nonché di riforma di tutti quegli articoli della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine ormai palesemente anacronistici e insufficienti a garantire una gestione efficace della complessa vita collettiva della più grande Comunione massonica italiana.
In questa prospettiva, poco importa quale sarà il “nome ufficiale” di un’ eventuale “coalizione” di cui la Lista “Grande Oriente Democratico” dovesse entrare a far parte, insieme ad altre Liste anch’esse nate autonomamente: ciò che sarà davvero importante è che tutti i Fratelli Maestri del G.O.I. possano valutare quali e quante, tra le istanze legalitarie e riformatrici promosse sin d’ora da “Grande Oriente Democratico”, troveranno effettiva ‘accoglienza programmatica’ nella Coalizione che dovesse costituirsi.
Del resto, nei mesi o negli anni che ci separano dalle nuove elezioni per il rinnovo della Giunta di Governo del G.O.I., “Grande Oriente Democratico” darà il proprio appoggio e ogni forma possibile di supporto a tutti quei candidati alle varie elezioni regionali (Collegi, Tribunali e Ispettori Circoscrizionali) o provinciali (Consigli dei MMVV) o anche nazionali (di rappresentanti di corpi massonici vari) che dichiarino di aderire in termini decisi e coerenti a determinate e concrete linee programmatiche (e alle iniziative conseguenti).
D’altronde, hanno ragioni da vendere tutti coloro che si sono ormai convinti di quanto siano stucchevoli i “Programmi Elettorali” che da tempo immemorabile vengono proposti dalla varie Liste in competizione tra loro. Quante volte vi sarà capitato di sentir dire che “I programmi elettorali sono più o meno tutti uguali”, “Tanto i programmi elettorali non li legge più nessuno”, “La lettura dei programmi elettorali non sposta alcun voto: i Fratelli votano in base a convincimenti ‘fideistici’ o per aderenze clientelari”.
Ecco, se queste “voci” hanno un fondamento, esse lo traggono dal fatto che tutti i programmi elettorali degli ultimi anni dichiaravano genericamente “cosa” avrebbero fatto i vari candidati una volta eletti, ma giammai si avventuravano nello spiegare lealmente e chiaramente “come”, attraverso quali “mezzi e strumenti o riforme”, avrebbero potuto realizzare i propri (oltretutto generici e velleitari) intendimenti.
La Lista “Grande Oriente Democratico”, al contrario, sin da ora intende indicare, con assoluta precisione e trasparenza, finalità e mezzi del proprio indirizzo di Governo del G.O.I., qualora a ciò fosse abilitata tramite regolari e legittime Elezioni.
Ai lettori del seguente Programma, raccomandiamo di procurarsi il testo degli “Antichi Doveri, Costituzione, Regolamento dell’Ordine” (in vendita presso la sede nazionale del G.O.I., a Villa Medici del Vascello, in Via di San Pancrazio n.8, Roma, oppure consultabile on-line, su questo stesso Sito, cliccando su: Antichi Doveri, Costituzione e Regolamento dell’Ordine G.O.I.
PROGRAMMA
Del Nostro Programma, presentiamo, qui di seguito, una SINTESI RIEPILOGATIVA, un’ANALISI ESAUSTIVA(clicca per visionarla) e delle CONCLUSIONI: attraverso la prima offriamo un quadro generale delle riforme “rivoluzionarie” che intendiamo attuare; mediante la seconda mostriamo analiticamente come andrebbero riscritti articoli e commi della Costituzione e del Regolamento del G.O.I. (premettendo dei “MODERNI DOVERI” rispetto agli ormai anacronistici “Antichi Doveri” del Reverendo Anderson); infine, concludiamo enumerando una serie di iniziative concrete che intendiamo assumere per rilanciare il Grande Oriente d’Italia, sia avendo riguardo alle aspettative “interne” dei suoi aderenti, sia rispetto ad un ruolo forte e incisivo sulla scena sociale nazionale e internazionale.
SINTESI RIEPILOGATIVA
1. Riforma degli Antichi Doveri del Reverendo Anderson e formulazione di “MODERNI DOVERI” per la Massoneria del XXI secolo. Naturalmente, il Gruppo Dirigente di “Grande Oriente Democratico” non è composto da “irresponsabili” o da “pseudo-rivoluzionari” improvvisati: siamo perfettamete consapevoli che le conseguenze di una Riforma di quelli che comunemente vengono riconosciuti come Landmarks tradizionali dalle più importanti Comunioni massoniche, potrebbero portare a una “crisi” nei rapporti del Grande Oriente d’Italia con queste altre Istituzioni. Ecco perché, se saremo chiamati a guidare il G.O.I., innanzitutto organizzeremo una (o più) Conferenze con i Rappresentanti di tutte le Grandi Logge planetarie, per proporre e discutere - proprio a livello internazionale - una riscrittura dei DOVERI e dei PRINCIPI generali a cui la Libera Muratoria mondiale debba ispirarsi per affrontare da protagonista le sfide spirituali, sociali e meta-politiche del Terzo Millennio. E in quella sede, dinanzi ad un Palcoscenico di Alti Dirigenti Massonici provenienti da tutto il Mondo, dinanzi allo sguardo attento di storici, filosofi, scienziati, giornalisti, rappresentanti delle Istituzioni democratiche, mostreremo a Tutti quello che è da tempo noto agli specialisti di questa materia: gli “Antichi Doveri”, commissionati (contingentemente) al buon Reverendo Anderson nel 1723, non sono né l’equivalente delle Sacre Tavole consegnate a Mosé sul Sinai…né una veritiera sintesi erudita e speculativa di Ordinamenti Massonici ancora più remoti, come tentò di accreditarli il suo autore e come tentano tuttora di fare i suoi tardi e impresentabili epigoni. Semmai, essi fotografano una certa idea di “Massoneria” la quale, più o meno valida per gli inizi del XVIII secolo in Inghilterra, avrebbe subito continue modifiche “pratiche” nell’ “esportazione” sul Continente europeo, nordamericano e sudamericano, nel corso dei decenni successivi, pur restando tendenzialmente immutato il richiamo “teorico-formale” ad essi quali landmarks di riferimento. Addirittura, capita talora di vedere ieratici (e improvvisati) interpreti di questo “pamphlet” del Reverendo Anderson, che tentano di applicare ad esso la stessa raffinata ermeneutica riservata di solito ai testi sacri biblici da parte di dotti kabbalisti o autorevoli teologi cristiani, distinguendo più ‘sensi’ di ciò che è scritto: un senso “letterale”, uno “morale”, uno “metaforico”, uno “anagogico”. E questo accade perché ovviamente, già nella seconda metà del XVIII, nel XIX e nel XX secolo (figuriamoci nel XXI) il senso “letterale” di questo modesto testo settecentesco non poté non lasciare insoddisfatti e perplessi Massoni che, nel frattempo, lungi dall’attenersi ai “mediocri e paludati” ammonimenti di Anderson, avevano realizzato delle conquiste spirituali, civili e culturali per il Bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, quali né il buon Reverendo né i suoi Committenti inglesi avrebbero mai immaginato nel 1723. All’epoca, infatti, era ancora da venire sia la Rivoluzione Americana, sia quella Francese, sia il Risorgimento italiano e l’Indipendenza di altri popoli assoggettati a dominazioni straniere o regimi tirannici (tutte cose in cui i Liberi Muratori hanno “messo lo zampino”…). Nel 1723 non vi era ancora stata l’abolizione universale della schiavitù, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, l’abolizione dell’Ancien Régime fondato sulle Caste e sui privilegi per nascita (duro a morire In Inghilterra, ma nel corso del XIX e XX secolo ‘spazzato’ via definitivamente in Europa), il suffragio politico maschile dapprima esteso a fasce ristrette di popolazione, poi, progressivamente, a quote sempre più estese di cittadini, fino a divenire universale. Nel 1723 era ancora lontanissima l’emancipazione culturale e politica delle donne (cui fu concesso per la prima volta in assoluto il suffragio politico nel 1900 in Australia e Nuova Zelanda; per la prima volta in Europa, nel 1907 in Norvegia e Finlandia; per la prima volta in Italia nel 1946, essendo il nostro paese davvero all’avanguardia…con una riforma del diritto di famiglia avvenuta solo nel 1975 e l’abolizione del cosiddetto “delitto d’onore” persino cinque anni più tardi…). Nel 1723 non solo non era venuta meno la schiavitù, ma parecchi velieri inglesi ed europei lucravano affari d’oro con la tratta degli schiavi tra l’Africa e le Americhe. Nel 1723 non soltanto non era venuta meno la discriminazione basata sul genere o le “preferenze” sessuali, sull’appartenenza ad una classe piuttosto che a un’altra, sul colore della pelle…ma anzi queste discriminazioni erano pienamente in auge. Nel 1723 non era nemmeno immaginabile la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, né erano immaginabili l’O.N.U. o che un uomo “di colore” diventasse Presidente degli Stati Uniti, dopo aver vinto le “primarie” con una candidata donna. Eppure, in tutte queste straordinarie conquiste culturali, civili e politiche, c’è stato lo “zampone” (altro che “zampino”: basta leggersi nomi e cognomi e logge di appartenenza di un mucchio di personaggi implicati in queste vicende, dal ‘700 fino alla storica vittoria di Barack Obama…) della Massoneria. Ecco perché gli “Antichi Doveri” redatti nel 1723 vanno “rivoluzionati”, anzi sostituiti con dei MODERNI DOVERI. Bisogna riconoscere che quel testo di James Anderson (e dei suoi committenti, Fratelli inglesi) fu un “lievito” e un potente e fecondo stimolo per le successive realizzazioni pratiche e teoriche di generazioni di Massoni, i quali, nelle loro azioni concrete, andarono ben oltre il rigido dettato ‘andersoniano’. Del resto, così come la nascita della cosiddetta Massoneria Moderna Speculativa a Londra nel 1717 (per la quale furono scritti i DOVERI del 1721-23) non era la nascita della Libera Muratoria tout-court (e Anderson, infatti, rivoluzionò i presunti Antichi Doveri del 1380), parimenti, all’alba del Terzo Millennio, è forse giunta l’ora che i Massoni Contemporanei facciano come i loro Antenati e scrivano NUOVI DOVERI COSTITUTIVI, invece di “belare” come pecoroni impauriti che paventano di violare presunti DOGMI che dogmi non sono mai stati, nemmeno nella consapevolezza sagace di chi all’epoca li introdusse come “qualcosa di nuovo e utile” (contingentemente) che andava a sostituire altre Antiche Costituzioni e Principi ormai superati e anacronistici.
Perciò, Noi di “Grande Oriente Democratico” combatteremo senza tregua per far “scrivere” al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani una “pagina storica” epocale e memorabile per tutte le future generazioni. Cercheremo di dare, a tutti i Fratelli del G.O.I. che vorranno sostenerci, la possibilità di entrare nella “Grande Storia”, portando a compimento (attraverso il coinvolgimento e la dialettica con tutte le altre Massonerie del Pianeta) una Riforma dei Landmarks che restituisca alla Libera Muratoria Mondiale il suo ruolo di AVANGUARDIA SOCIALE, così come è nella sua TRADIZIONE da secoli. Un ruolo “da protagonista assoluta”, fondato tanto sul progresso della libertà materiale e della democrazia, quanto sulla conservazione e trasmissione di antichi saperi spirituali e iniziatici. Un “protagonismo” di recente minato da “conservatorismi” e “tradizionalismi” contro-iniziatici che, peraltro, hanno già mostrato la loro vocazione alla sconfitta con la perdita di appeal (e affiliati) di diverse Comunioni massoniche nazionali e, in Inghilterra, persino con la sostituzione del Marchese di Northampton (“Principe dei tradizionalisti”) quale Pro Grand Master della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
Esaurita la Premessa e riservandoci di presentare più avanti la stesura completa di una proposta di MODERNI DOVERI, per il momento ci limitiamo a presentare sinteticamente i punti degli “Antichi Doveri” di Anderson che non potranno trovare alcuna “accoglienza” tra i Landmarks di una Massoneria proiettata nel NUOVO MILLENNIO.
Quando Anderson scrive (Titolo II) che: “Un Muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili”, va benissimo l’aggettivo “pacifico”, molto meno l’aggettivo “suddito”. Anzi, sarà bene osservare che, nella storia degli ultimi tre secoli, i migliori “Muratori” si sono mostrati “cittadini pacifici” allorché essi (e i loro simili “profani”) venivano riconosciuti latori di inalienabili diritti; “cittadini bellicosi e rivoluzionari” allorché i Poteri Civili erano di carattere tirannico, dispotico, autoritario, illiberale e antidemocratico. Alla fine del Titolo III viene detto: “Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali e scandalosi, ma di buona reputazione” Ecco, appunto…Il candido Reverendo Anderson (Ministro della Chiesa Presbiteriana) scriveva nel 1723 e per uomini del primo ‘700…Forse non lo si può biasimare (troppo) se voleva una Massoneria senza schiavi né donne: né gli uni né le altre, nella sua Epoca, avevano conseguito l’emancipazione… Ma già alla fine del XVIII secolo, in Francia, quando quella straordinaria signora di nome Olympe de Gouges (amica di massoni e rivoluzionari girondini) si batteva per una Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina (1791) e per l’ “abolizione della schiavitù” dei neri delle colonie, gli Antichi Doveri di Anderson avevano fatto il loro tempo. Tanto più che proprio nella Francia (e in altri Paesi del Continente europeo) da qualche decennio esistevano Logge massoniche femminili o “miste” (uomini e donne insieme). Purtroppo, la brutalità paternalista e maschilista (tanto del Terrore giacobino che dei contro-rivoluzionari) non solo manderà alla ghigliottina la rivoluzionaria libérale, ma porrà un veto sia ai diritti civili e politici per le donne che alla loro possibilità di accedere all’iniziazione latomistica. E da allora ad oggi, nonostante esistano Massonerie (minoritarie) che accettano “libere muratrici” con le stesse prerogative degli uomini, il Circuito Maggioritario delle Grandi Logge (Gran Loggia Unita d’Inghilterra in testa) le rifiutano, continuando a venerare come dogma il Titolo III (sessista, discriminatorio, razzista e filo-schiavista) del defunto (da secoli) James Anderson. Il Grande Oriente d’Italia, poi, come ebbe a dichiarare più volte il Gran Maestro Gustavo Raffi, che si fingeva sdegnato della cosa (quando sembrava ancora voler riformare sul serio la Comunione di Palazzo Giustiniani), ha introdotto da tempo il sistema vergognoso delle “Stelle d’Oriente”: donne ammesse ad una sorta di iniziazione massonica di Serie C, soltanto in quanto mogli o figlie di Liberi Muratori maschi, i quali sovraintendono e comandano queste malcapitate, ubbidienti e sottomesse ai loro Padri e Mariti…Ma l’aspetto più grottesco dell’intera vicenda è che a coloro i quali mascherano e mistificano il proprio paternalismo e maschilismo, la propria “omosessualità spirituale” (Noi siamo fieri difensori delle libere preferenze sessuali di ciascun individuo/a e, semmai, quello che ci indigna è l’ipocrisia di taluni Fratelli che biasimano o tollerano a mala pena l’omosessualità “fisico-materiale”, ma si dimostrano portatori di feroce misoginia e impulsi spirituali “omoerotici”, a senso unico) con la motivazione che le Antiche Corporazioni dei Muratori operativi non “iniziavano” donne, si può rispondere che questa è una solenne menzogna. Il francese Livre des Métiers del 1268 prevedeva l’accesso delle donne alle Corporazioni artigiane e la loro eleggibilità al grado di “Maestre”, anche nell’ambito di mestieri solitamente maschili; gli Statuti della Gilda dei Carpentieri di Norwich, del 1375, sono indirizzati a “Fratelli e Sorelle” ; lo Statuto della Loggia di York, del 1693, si riferisce a: “colui o colei che deve essere creato Massone…”.
In conclusione, comunque, su questa storia dell’ammissione paritetica di donne nel G.O.I. e nelle altre Grandi Logge mondiali, non vediamo come le varie Massonerie possano pretendere di presentarsi come “interlocutori credibili” presso le società aperte, democratiche, liberali, pluraliste, del XXI secolo, continuando ad ostentare una discriminazione così plateale, odiosa, irragionevole e anacronistica. Sembra quasi (e ciò sia detto a beneficio di quegli “azzeccagarbugli” pseudo-esoterici che vorrebbero giustificare l’esclusione del genere femminile con motivazioni pseudo-iniziatiche) che le Grandi Logge, invece di rivendicare la filiazione spirituale dalle grandi Confraternite Gnostiche della Tarda Antichità (dove le donne erano spesso Maestre e Caposcuola), cerchino invece di “scimmiottare” la discriminazione sessuale attiva e operante nella Chiesa Cattolica (nelle altre Chiese cristiane essa sta venendo progressivamente meno). Ma, proprio da parte dei fedeli più “illuminati” del Cattolicesimo, a coloro che rivendicano l’identità maschile dei dodici apostoli per fondare le proprie “politiche discriminatorie”, viene risposto che forse è stata “rimossa” la figura della più importante tra i discepoli del Cristo: Maria di Magdala…Per parte nostra, vorremmo far osservare a tutti i cittadini dell’Ecumene planetaria (specie dell’Occidente laico, liberale e democratico), “credenti”-illuminati o conservatori - in qualunque forma di Religione, che se fossimo rimasti alle indicazioni “archetipiche” delle principali Fedi Monoteiste (in cui Dio è raffigurato come “Padre” e “Maschio”, oppure “Figlio Maschio”), le donne sarebbero ancora confinate nel focolare, prive di molti diritti e possibilità, a servire i loro Padri e Mariti, proprio come le “Stelle d’Oriente” del G.O.I….
Nel Titolo V, Anderson scrive: “…né i Liberi Muratori potranno mai lavorare con coloro che sono non liberi…”. Eh, già! Davvero profonda e “veneranda” questa acquiescenza schiavista ai danni di una parte del genere umano, discriminata sin dalla nascita, magari per il colore della pelle!
Nel Titolo VI, 2, viene detto: “…siamo avversi a tutte le politiche, come a quanto non ha mai portato al benessere della Loggia né potrebbe portarlo mai…”A parte il “qualunquismo” di queste affermazioni, smentito da secoli di battaglie civili e politiche (in senso alto) fatte proprie dai Liberi Muratori di ogni latitudine, occorre comprendere che il povero Anderson (più che mai “datato e anacronistico” su questo punto) scriveva per persone abituate a vivere in una società priva delle istituzioni democratiche e liberali ormai irrinunciabili per i cittadini degli Stati contemporanei. E temeva, come anche qualche anno più tardi i massoni ‘continentali’, che l’esistenza stessa di Logge latomistiche fosse percepita dal governo statale come un pericoloso “centro di potenziale sovversione”. Ma questo timore - effettivamente fondato, per molti governi dispotici che furono abbattuti da coraggiosi e rivoluzionari massoni - non impedirà alla Libera Muratoria europea di trascendere le “prudenze” andersoniane.
A questo riguardo, converrà citare le puntuali considerazioni di una grande storica, Margaret Jacob, nel suo Massoneria illuminata, Einaudi, Torino 1995 [Oxford 1991] : “Costituzioni, leggi, elezioni, maggioranze e opposizioni sono gli argomenti che infuocano le discussioni dei ‘fratelli’ in tutta Europa. Dalle logge d’Inghilterra alla Francia e all’Olanda si insinuano le idee di un governo fondato sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza” (quarta di copertina); “La società civile moderna fu concepita in epoca illuministica in quelle nuove enclave della sociabilità di cui la massoneria costituì l’esempio più apertamente costituzionale e marcatamente civico” (pag. 25); “Per esplicita ammissione e sulla scorta dei verbali delle adunanze, le logge europee si configurano come società organizzate sulla base dei principi costituzionali britannici, dell’elezione, della maggioranza e del governo rappresentativo. La prima descrizione di una loggia francese parla di ‘elezioni’, di ‘consenso di tutti i fratelli’, di ‘autorità del maestro e del Gran Maestro’, di ‘maggioranza’, di ‘consenso e opposizione’, di ‘rappresentanti’, di ‘governo’” (pag.25); “L’assunto di base del presente libro è che l’esperienza massonica nell’intero contesto europeo occidentale-da Edimburgo a Berlino, dagli anni trenta agli anni ottanta del secolo XVIII - abbia avuto un carattere decisamente civile e, pertanto sia stata un’esperienza di tipo politico” (pag.27); “ Le logge…insegnarono agli uomini a parlare in pubblico, a verbalizzare, a pagare le ‘tasse’, a essere tolleranti, a dibattere liberamente, a votare, a comportarsi con moderazione in occasione dei banchetti, a dedicare un’intera vita agli altri cittadini…” (pag.35); “Ma i massoni non si limitavano a incontrarsi e a conversare. Nell’ambito di questa sociabilità privata, come cercherò di dimostrare, rifondarono la politica e realizzarono una forma di autogoverno costituzionale, con tanto di costituzioni e leggi, elezioni e rappresentanti. A questo governo votavano obbedienza e riconoscevano sovranità. Ciò nondimeno, questo governo era suscettibile di modifica e cambiamento da parte della maggioranza dei fratelli. Le logge diventarono microrganismi politici della società civile, spazi pubblici di tipo nuovo: in pratica scuole di governo costituzionale. Nell’Europa continentale, la pratica di questa forma di governo aveva caratteristica di unicità: in tutti i paesi europei, compresa la Repubblica olandese” (pag.32).
E tanto basti per mostrare l’assoluta inconsistenza del presunto Landmark andersoniano riguardante la politica: I massoni, con i loro MODERNI DOVERI, dovranno continuare a non “dividersi in fazioni partitiche in quanto liberi muratori fraternamente uniti” (sebbene in quanto cittadini siano liberi di aderire a tutti i vari partiti dell’arco costituzionale e democratico). Ma, sempre in quanto massoni, dovranno partecipare energicamente alla vita della/e POLIS, sia individualmente che come corpi collettivi, indicando e difendendo una serie di valori META-POLITICI (o “POLITICI” in senso “alto”) caratteristici della peculiare Weltanschauung latomistica. E alcuni di questi valori sono: lo “stato di diritto”, la “laicità delle istituzioni”, la “libertà di espressione, critica e dissenso”, la “democrazia sostanziale”, la “tutela liberale delle minoranze”, la “tutela libertaria dei diritti individuali” (anche quelli che faticano ancora a essere riconosciuti, a causa delle pesanti pressioni di lobbies clericali, conservatrici o addirittura reazionarie); la “difesa della libertà di ricerca scientifica”, l’ “incremento materiale e culturale del valore dell’istruzione pubblica”, “la tolleranza verso tutti i ‘diversi’ e il rifiuto di qualunque razzismo e/o xenofobia”, la “difesa dell’identità patriottica” (specie in Italia, dove appare seriamente minacciata), da non confondersi con il nazionalismo becero; la “solidarietà e filantropia verso le classi e gli individui più disagiati ed emarginati”, la sempre più compiuta “emancipazione culturale e civile delle donne” e così via…
L’alternativa, che tanto piaceva al “perdente” ex Pro Grand Master della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, Lord Northampton, (e a tutte le Grandi Logge che l’hanno omaggiato in questi ultimi anni) è rimanere “appecoronati” ai (presunti) dogmi di James Anderson (1678-1739, Antichi Doveri del 1721-23). Addirittura, il Fr. Northampton non si vergognava di citare come “fulgido esempio” di questo attaccamento dogmatico e intransigente ai Landmarks del 1723, il “Pronunciamento” delle Grandi Logge Britanniche del 1938, con cui quelle Massonerie dichiaravano di non “voler prendere posizione” sulla contemporanea situazione politica europea…” Era una “mossa” che avallava la strategia pavida e attendista del Primo Ministro Chamberlain e di ambienti della Corona inglese simpatizzanti col Nazismo. Ben altra fu, in quei mesi, la posizione del Fratello Winston Churchill, e non è difficile capire a chi abbiano dato ragione i tragici accadimenti successivi…
Analogamente e “fatte le debite proporzioni”, si tratta della stessa codardia e conservatorismo spregevole che caratterizzò il Grande Oriente d’Italia guidato dal Gran Maestro Lino Salvini (grande sponsor di Licio Gelli) in occasione del referendum sul “divorzio” del 1974: il G.O.I. decise di proclamare la sua “astensione” rispetto al voto (sic!). Era consapevole, il “fintamente socialista” Fr. Salvini, che Gran Maestri come Adriano Lemmi e altri illustri massoni post-unitari (che avevano lottato strenuamente - e purtroppo invano - per ottenere circa un secolo prima una legislazione divorzista e una revisione del diritto di famiglia) si sarebbero “rivoltati nella tomba” a vedere il loro, glorioso e laico Grande Oriente, trasformato in una Istituzione “fiancheggiatrice” di fascisti (Licio Gelli) e clericali (Amintore Fanfani e gli altri anti-divorzisti)?
Su un altro Landmark andersoniano quello “sulla Religione”, nello stesso Titolo VI,2 viene detto che non può essere introdotta entro la porta della Loggia “qualsiasi questione inerente la Religione”. Anche qui si tratta di distinguere, essere chiari e non ipocriti. Ovviamente tra i massoni, dentro e fuori dalle Logge, così come non deve esserci motivo di divisione sull’eventuale appartenenza dei Fratelli a diversi partiti dell’arco costituzionale e democratico (ma comune difesa dei valori POLITICI sopra accennati si, e anche comune avversione ad ogni politica AUTORITARIA, ILLIBERALE, ANTI-DEMOCRATICA, RAZZISTA, XENOFOBA, CLERICALE, REAZIONARIA) egualmente non può essere motivo di contesa l’adesione a diverse fedi religiose. Ma perché mai, nell’ambito di discussioni di natura storica, filosofica e iniziatica, caratterizzate da Tolleranza e rispetto verso qualunque sentimento spirituale, non si può parlare di Religione? Forse poteva essere necessario ai tempi di Anderson (ancora segnati da una mancata pacificazione dei rapporti fra le varie fedi tra di loro e di esse stesse con lo Stato, che era ancora quasi ovunque “confessionale”), ma attualmente questo divieto è totalmente anacronistico e non potrà trovare accoglimento nei MODERNI LANDMARKS di una Massoneria per il Terzo Millennio.
2. Riforma de “I Principi Fondamentali per i Riconoscimenti”, dell’ “Identità del Grande Oriente d’Italia”, degli artt. 1-5 della Costituzione (Principi, Finalità, Metodi). Queste tre Sezioni delle attuali Leggi Fondamentali del G.O.I. (già comunque più “avanzate” delle vetuste Costituzioni andersoniane, ai cui principi, tuttavia, ancora si ispirano, sebbene non senza contraddizioni) andranno riformate in base alle stesse innovazioni introdotte nella “trasmutazione” degli Antichi Doveri del 1723 nei MODERNI DOVERI che (ne siamo certi) prima o poi verranno recepiti non soltanto da Palazzo Giustiniani, ma anche da tutte le altre Comunioni del circuito massonico internazionale maggioritario. Mostreremo più avanti, nella cosiddetta ANALISI ESAUSTIVA del nostro PROGRAMMA (clicca sopra per visionare il documento) una completa stesura, articolo per articolo, comma dopo comma, delle Costituzioni del G.O.I. Esse attualmente risalgono, come testo provvisoriamente vigente, a quello fissato nella Gran Loggia del 31 marzo/1-2 aprile 2006, consultabile on line sul nostro Sito, cliccando su: Antichi Doveri, Costituzione e Regolamento dell’Ordine G.O.I.
3. Riforma della struttura, delle competenze e dello svolgimento della Gran Loggia. Appare sempre più evidente che il cosiddetto “Parlamento massonico” è tale solo di nome, con scarsa relazione tra la sua rappresentazione nominalistica e le funzioni effettivamente esercitate. Pertanto, Noi della Lista “Grande Oriente Democratico” proponiamo le seguenti riforme della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine in relazione alla massima assemblea di Palazzo Giustiniani, da attuarsi se verremo chiamati a guidare il Grande Oriente d’Italia.
A) Convocazione della Gran Loggia ordinaria due volte all’anno, in occasione dell’equinozio di Primavera e in occasione dell’equinozio di Autunno: una sola riunione annuale è insufficiente a consentire un dibattito approfondito e un confronto utile nell’ambito dell’organo espressione della sovranità di tutte le Logge
B) La prima sessione annuale di Gran Loggia andrà tenuta a Roma, capitale d’Italia, la seconda (a rotazione ogni anno, così che tutte le Circoscrizioni Massoniche abbiano prima o poi l’onore, il piacere e l’utilità di ospitare l’assemblea legislativa del G.O.I.) in uno dei capoluoghi delle Regioni italiane, secondo un calendario sorteggiato con giusto anticipo.
C) Istituzione delle cariche di Presidente e di Vice-Presidente (due) della Gran Loggia, eletti direttamente dai legittimi Rappresentanti delle logge sovrane. Il Presidente avrà poi facoltà di nominare alcuni Ufficiali collaboratori. L’Istituzione della figura del “Presidente della Gran Loggia”è utile sotto vari profili. Serve innanzitutto a creare un “contrappeso” all’ “assolutismo monarcoide” cui naturalmente può tendere il Gran Maestro. Serve a restituire ai Maestri Venerabili la facoltà elettiva di un organo rappresentativo che ne garantisca la dignità in quanto Rappresentanti delle Logge, dal momento che è stata loro sottratta l’elezione della Giunta di governo. Serve a distinguere-secondo un principio sacrosanto enunciato a suo tempo dal Fratello Montesquieu - il “potere esecutivo” rappresentato dalla Giunta, presieduta dal Gran Maestro, dal “potere legislativo” rappresentato da una Gran Loggia finalmente presieduta da un Presidente diverso dal Gran Maestro stesso. Naturalmente, Il Presidente della G.L. avrà esclusivamente il potere di convocare le elezioni per il rinnovo delle cariche di Giunta e della Gran Maestranza, il potere di convocare due volte all’anno la massima assemblea del G.O.I. (dove il Gran Maestro e la Giunta avranno il posto d’onore che gli compete in quanto “ sommo organo esecutivo” di Palazzo Giustiniani, ma non più un ruolo di presidenza e organizzazione indistinto e ambiguo come al presente), di dirigere i “lavori parlamentari”, di “preparare l’Ordine del Giorno” secondo le indicazioni sia delle Logge che della Giunta di governo; di rappresentare, anche presso la società profana, uno dei “poteri” del G.O.I. (tra le nostre riforme c’è la fine del monopolio rappresentativo verso l’esterno, da parte del Gran Maestro: una norma e una prassi ridicola e grottesca, che indebolisce anziché arricchire e potenziare la relazione con la società civile e le Istituzioni. Forse che-tanto per fare un esempio - la Chiesa Cattolica si rivolge al “Mondo” solo attraverso il Papa? Al contrario, con grande sapienza comunicativa, le relazioni con la società sono diversificate: dalle Conferenze episcopali agli Ordini religiosi particolari, dai singoli Cardinali, Arci-Vescovi e Vescovi a Prelati di varia caratura e competenza; dai singoli parroci stanziali a figure differenziate di “missionari”: sarà il caso di emulare la straordinaria polivalenza mediatica del Vaticano piuttosto che tollerarne troppo supinamente le (eventuali) ingerenze clericali sulle Istituzioni dello Stato Laico). Inoltre, Il Presidente della Gran Loggia, eletto ogni quattro anni e non immediatamente ri-eleggibile nella stessa carica nel quadriennio successivo, potrà sottoporre (al pari del Presidente del Consiglio dell’Ordine o del Presidente della Corte Centrale) alla Gran Loggia l’eventuale accusa di Alto Tradimento e Attentato alla Costituzione da parte del Gran Maestro. Naturalmente, in caso di mancato accoglimento di tale accusa da parte dell’Assemblea sovrana del G.O.I., chiunque l’avrà proposta (avendone facoltà: cioè il Presidente della G.L., Il Presidente del Consiglio dell’Ordine, Il Presidente della Corte Centrale) sarà obbligato alle dimissioni.
Si tratta quindi, con il Presidente della G.L., di un’ “alta figura istituzionale”, con nessun “potere esecutivo” (che rimane totale prerogativa del Gran Maestro e della Giunta), ma con salutari funzioni di “controllo e garanzia”, necessario “contrappeso” in una Comunione massonica che si vuole sempre più democratica, liberale e pluralista. In questo stesso “spirito”, le norme che regoleranno lo svolgimento dell’Assemblea di Gran Loggia dovranno consentire la massima pluralità di interventi, di pubblici dibattiti, di confronto dialogico e costruttivo sulle decisioni legislative da prendere per il bene dell’Ordine Libero Muratorio di Palazzo Giustiniani. Aboliremo la “finzione” risibile di un’ “Assemblea dei Maestri Venerabili” distinta dall’Assemblea di Gran Loggia che, di domenica mattina presto (dopo i “bagordi” e le “nottate” delle giornate precedenti, che sempre si verificano in margine alla Riunione di G.L.) è chiamata ad approvare il Bilancio Consuntivo e Preventivo. Restituiremo alla Gran Loggia sovrana, nella “pienezza”della sua “composizione”, la prerogativa di esaminare e approvare (o meno) sia la relazione del Collegio dei Grandi Architetti Revisori, sia (separatamente) il bilancio consuntivo e quello preventivo. Stabiliremo la fondamentale norma che, in caso di mancata approvazione del bilancio consuntivo o di mancata approvazione (in seconda votazione, con il recepimento di modifiche/emendamenti dopo l’eventuale bocciatura di una prima presentazione) del bilancio preventivo, il Gran Maestro e la Giunta saranno obbligati alle dimissioni e il Presidente della G.L. provvederà a convocare nuove elezioni.
D) Con l’elezione del Presidente della Gran Loggia, dunque, non soltanto si crea un importante “contrappeso” alla Giunta e al Gran Maestro (senza tuttavia minimamente interferire con il “potere esecutivo” da questi rappresentato), ma si restituisce dignità e autorevolezza ai Maestri Venerabili, massimi Rappresentanti delle Logge nell’Assemblea Legislativa del G.O.I. Tuttavia, per aumentare ancora il tasso di democraticità e “diritto alla rappresentatività” di ogni Fratello aderente al G.O.I.(anche apprendisti e compagni, nonché gruppi di maestri “minoritari”) nell’ambito della massima assemblea dell’Istituzione, proponiamo la seguente, “epocale”, Riforma: Il Presidente della G.L. (eletto soltanto dai Maestri Venerabili delle varie Logge) convocherà in sessione ordinaria (o straordinaria, con abbreviazione dei termini temporali di fissazione della riunione a 22 giorni) la Gran Loggia con Decreto da emanarsi 45 giorni prima della data fissata per la riunione. Le singole Logge, entro il 30° giorno prima della suddetta data, provvederanno a indicare altri Due Maestri Rappresentanti da inviare all’Assemblea legislativa del G.O.I. Un Rappresentante, eletto entro l’officina (a scrutinio segreto) anche da apprendisti e compagni oltre che dai Maestri, eleggibile fra tutti i Maestri a piè di Lista (anche quelli con incarichi da Dignitario o Ufficiale di Loggia): costui sarà la voce in Gran Loggia anche di altri regolari affiliati al Grande Oriente (come apprendisti e compagni, i quali, non eleggendo il Maestro Venerabile - come invece un tempo avveniva - sarebbero in effetti sprovvisti di qualsivoglia rappresentanza, anche indiretta, cosa anti-democratica e soprattutto in stridente contrasto col fatto che anch’essi pagano tasse e capitazioni e sono membri effettivi, davanti alla Legge dello Stato italiano, dell’Associazione “Grande Oriente d’Italia). Un altro Rappresentante che sarà automaticamente il Fratello Maestro il quale, pur avendo “perso” le elezioni interne come Maestro Venerabile, sia stato quello la cui candidatura ha ottenuto più voti (in caso di più di due candidati al Venerabilato per quell’anno) dopo l’M.V. effettivamente eletto. Costui, ovviamente, sarà il Delegato della “minoranza” di Loggia, anch’essa con il diritto a trovare una rappresentanza nell’Assemblea legislativa del G.O.I.
In questo modo sarà garantito sia il ripristino di una certa dignità e primato del Maestro Venerabile eletto (l’unico a votare in G.L. per eleggerne il “Presidente”, ed eletto dalla parte maggioritaria dei Maestri), sia la rappresentanza preponderante della “volontà maggioritaria” della singola Officina (ancora parte maggioritaria dei Maestri con il concorso di apprendisti e compagni), sia, infine, la rappresentanza di quei Maestri “minoritari” (magari solo per pochi voti) la cui “voce”, altrimenti, non avrebbe nemmeno un diritto di “tribuna” in Gran Loggia.
Con questa complessiva Riforma, i Maestri Venerabili (da qualche tempo spogliati della prerogativa di eleggere il Gran Maestro, in omaggio ad una maggiore democratizzazione del G.O.I. che ne consente l’elezione a “suffragio universale” di tutti i Maestri) otterranno la facoltà di eleggere uno dei massimi organi di controllo di Palazzo Giustiniani, il Presidente della Gran Loggia; mantenendo peraltro la pienezza del potere legislativo.
Gli altri Due Maestri, Rappresentanti Delegati delle Logge, pur non votando per l’elezione del Presidente della Gran Loggia (che, al momento dell’elezione, dovrà essere un M.V. in carica, votato perciò dai suoi “pari” e dimettendosi da M.V. subito dopo aver ricevuto l’incarico di presidenza) avranno i poteri di deliberazione e discussione per tutte le altre questioni su cui sia competente la massima assemblea legislativa di Palazzo Giustiniani, di cui faranno parte a pieno titolo.
In margine a questa “macro-riforma” ne stabiliremo un’altra, limitata alla vita interna delle singole Officine: per poter essere valide, le elezioni annuali di Loggia del Maestro Venerabile e degli altri Dignitari eleggibili, devono vedere almeno due candidati per ogni carica oggetto di voto, altrimenti saranno annullate e ripetute. Basta con le espressioni tipo: “Unità Mistica della Loggia”, basta con la repressione del dibattito, dei dialogo, del confronto critico interno. Basta, dunque, con quella squallida consuetudine di evitare a tutti i costi (con le “buone” o con le “cattive”…) la presentazione di più candidati e programmi in sana, rispettosa e leale competizione tra loro. Basta con l’idea (profondamente errata) che, se ci si “divide” in “maggioranza” e “opposizione” all’interno delle Officine, verrà meno il “collante” iniziatico e l’armonia, etc. etc. Non solo è vero l’esatto contrario, ma tutti i Fratelli ne sono già consapevoli, pur avendo finora prevalso una solida ipocrisia e rimozione del problema, invece che una sua soluzione “alla luce del sole”. Oggi, per lo più (e salvo felici eccezioni) se si sa che un certo “gruppo di maestri” è in maggioranza in un’officina, il gruppo “minoritario” o viene dissuaso o si “auto-dissaude” a presentare un proprio candidato lealmente e fraternamente antagonista di quello maggioritario. Il risultato è poi che il gruppo maggioritario cerca di imporre una sorta di “dittatura” su chi è latore di altre idee e programmi nella gestione della singola Loggia; mentre il gruppo minoritario assai spesso decide di fare una “scissione” e dar vita ad un’altra Officina. Così, invece di “riunire ciò che è sparso” (ideale fondativo della Massoneria) si “disintegra ciò che era unito”. Eppure, per dei (sedicenti) iniziati non dovrebbe essere così difficile accettare il principio democratico dell’accettazione di una “maggioranza” (restando in Loggia e aspettando di persuadere i Fratelli a cambiare idee e programmi) e quello liberale di tutela e rispetto delle “minoranze”. Infine, l’autorevole studiosa della Massoneria citata sopra (Margaret Jacob, Massoneria Illuminata, Einaudi, Torino, 1995 [Oxford 1991] ) ci ha dimostrato in termini incontrovertibili che la “storia gloriosa” della Libera Muratoria settecentesca è stata fondata proprio su una sana e vivace dialettica interna alle Logge fra “maggioranze” e “opposizioni”, e che questo è stato un importantissimo lascito della Massoneria alle successive dinamiche parlamentari dei moderni stati democratici e liberali.
4. Riforma delle modalità e delle regole che sovraintendono alle Elezioni della Giunta di Governo del G.O.I. e del Gran Maestro, nonché delle rispettive funzioni, attribuzioni, competenze
Intanto, se la Lista “Grande Oriente Democratico” (da sola o in coalizione con altri) otterrà il consenso maggioritario dei Maestri di Palazzo Giustiniani alle prossime elezioni, quelli che saranno stati i nostri candidati vincenti alle cariche di Gran Maestro e di Dignitari di Giunta, immediatamente, a partire dalla stessa Gran Loggia in cui verranno insediati, metteranno ai voti dell’Assemblea tutte le proposte di Riforma con le quali e per le quali sono stati eletti. Fra di esse (oltre a quelle indicate prima e a quelle che indicheremo di seguito), la modifica dell’attuale art.30 della Costituzione, in questi termini (lasciando identici i commi che non menzioniamo): “…Il Gran Maestro dura in carica quattro anni ed è rieleggibile alla scadenza del primo mandato, per un secondo mandato di altri quattro anni. In nessun caso un Gran Maestro potrà reggere il Supremo Maglietto per una durata superiore a otto anni consecutivi o a due mandati consecutivi. Norma Transitoria : Il Gran Maestro attuale, eletto per un mandato di cinque anni, all’entrata in vigore della riforma promossa dal presente articolo 30, accetta di vedere ridotto il suo primo mandato alla durata di anni quattro, fermo restando, alla scadenza del primo mandato, il suo diritto a ri-candidarsi per un secondo mandato di pari durata.
Naturalmente, apparirà ovvio a tutti i Maestri votanti che un candidato Gran Maestro che accetti di farsi promotore di una riforma di questo tipo, con la rinuncia a un anno di mandato (sulla prima elezione) ed eventualmente ad un altro anno (per la seconda elezione), dimostri già solo per questo la sua autentica statura iniziatica e il disinteresse con cui è pronto a servire la Comunione dei Fratelli (dopo recenti esempi di tutt’altro segno). D’altra parte, abbiamo deciso di mantenerci egualmente distanti sia dalle proposte (demagogiche e furbesche), contenute nelle Liste che concorrevano alle scorse Elezioni 2009, di ridurre ad un solo mandato di cinque anni la Gran Maestranza (impedendo in teoria la democratica ri-eleggibilità per un altro, unico mandato, ma magari con il retro-pensiero di far fallire una simile Riforma una volta ottenuta la vittoria elettorale), sia dall’idea conservatrice di mantenere un potenziale decennio consecutivo per una sola persona “al comando”, così come è previsto attualmente (al netto dell’ “eversione” costituzionale con cui il Fratello Raffi pretenderebbe di governare impunemente per 15 anni consecutivi…o anche più…). Quattro anni per un mandato (come gli anni che prevediamo di introdurre per le cariche istituzionali di “contrappeso”, quali il Presidente della Gran loggia, Il Presidente dell’Ordine e il Presidente della Corte Centrale, questi ultimi oltretutto non rieleggibili nell’immediato quadriennio successivo) ed eventualmente otto al massimo, per due mandati, ci sembra costituire una proposta equilibrata, che assolve sia alla necessità della potenziale “continuità di governo”, sia a quella dell’equilibrio dei poteri e dell’allontanamento di tentazioni “assolutistico-monarcoidi”. Anche perché, dopo otto anni di governo consecutivo, un eventuale Gran Maestro ancora “giovane” (che nel quadriennio successivo ricoprirà comunque l’incarico istituzionale di Ex-Gran Maestro) che ritenesse “utile e necessaria” una sua successiva ri-candidatura, potrà presentarla a distanza di quattro anni, allo scadere del primo mandato del suo successore, con cui si potrà confrontare in una leale e fraterna competizione elettorale.
A questo proposito, Noi di “Grande Oriente Democratico” intendiamo introdurre una sostanziale PAR CONDICIO di tutti i candidati alla Gran Maestranza e alle altre cariche della Giunta di Governo (e analoghe regole PARITARIE introdurremo per tutte le altre elezioni nazionali, regionali, provinciali o di Loggia). Attualmente, come tutti sanno, esiste una COLOSSALE DISPARITA’ di condizioni tra Il Gran Maestro e la Giunta “uscenti” (che fanno campagna elettorale con i soldi di tutti i Fratelli del G.O.I., che gestiscono in modo assolutistico tutti i MEZZI D’INFORMAZIONE INTERNA, i Tribunali Massonici di ogni grado-che con tavole d’accusa ad hoc e “sospensioni” possono far decadere le Liste di antagonisti elettorali non graditi - le Commissioni elettorali e gli altri Organi di “finto” controllo) e altri eventuali candidati. Esiste una COLOSSALE DISPARITA’ anche fra eventuali candidati “liberi e indipendenti” e un candidato che non sia lo stesso Gran Maestro uscente, ma magari un suo Ex Gran Maestro Aggiunto o un altro Ex Dignitario di Giunta o ancora un Fratello comunque ufficialmente “sponsorizzato” dal Gran Maestro uscente: ciò sempre per le stesse ragioni legate al controllo assolutistico di mezzi economici e strumenti mediatici cui altri candidati non possono accedere. Senza contare il “vergognoso ostruzionismo” (verificatosi specie nelle ultime Elezioni 2009) con cui Collegi Circoscrizionali o singole Logge sono state “dissuase” (con le “buone o con le cattive”) dall’ospitare dibattiti pubblici (e democratici) tra i diversi candidati antagonisti per la Gran Maestranza e la Giunta.
Ecco perché Noi di “Grande Oriente Democratico” vogliamo introdurre, come Riforma imprescindibile, un sistema trasparente, democratico e legalitario di regole che presiedano a tutte le competizioni elettorali interne al G.O.I. Chiunque formalizzi la sua candidatura come aspirante Gran Maestro o Dignitario di Giunta, dovrà accettare di presentarsi una volta in ciascun Collegio Circoscrizionale (Distretto Regionale) e in ciascun Consiglio Provinciale in un confronto pubblico (moderato da Consiglieri dell’Ordine inviati all’uopo dal Presidente del Consiglio) con tutti gli altri antagonisti elettorali: la mancata presentazione anche ad uno solo di questi “pubblici contraddittori e dibattiti” determinerà ipso facto la decadenza del singolo candidato (Gran Maestro o Dignitario) assente, a meno che non sia impossibilitato per ragioni di salute, e ciò, comunque, per non più di tre assenze complessive lungo tutta la campagna elettorale.
Tali “pubblici dibattiti elettorali” dovranno svolgersi secondo precise regole stabilite dal Consiglio dell’Ordine, con la possibilità di tutti i Maestri votanti presenti di fare domande ai vari candidati (e ottenere risposte). Parimenti, dovrà esservi libera facoltà, per ciascun candidato di Giunta, di recarsi in tutte le Logge italiane, in qualsiasi momento della competizione elettorale, per presentare il proprio programma di governo. Nessuna Loggia potrà impedire/boicottare il libero accesso dei candidati e dei loro materiali informativi. Anzi, di concerto con i Presidenti dei Collegi Circoscrizionali e con gli Ispettori del Consiglio dell’Ordine a ciò preposti, i Maestri Venerabili di ogni Regione dovranno accordarsi, con i candidati che ne abbiano fatto richiesta, per ospitare almeno una sessione di lavoro in “camera di mezzo” (con i Maestri votanti, cioè) interamente destinata all’illustrazione del programma elettorale di chiunque abbia interesse a presentarlo. Lo stesso Consiglio dell’Ordine dovrà vigilare sul PARITETICO ACCESSO, presso tutti i mezzi di informazione del G.O.I., di tutti i programmi e delle varie fasi del Dibattito Elettorale, con tavole rotonde e “contraddittori” fra i vari candidati, regolati dalle medesime norme che sanciscono la decadenza dall’eleggibilità di chi voglia sottrarsi al confronto pubblico di idee e programmi. Sarà anche stabilito un ultimo “dibattito pubblico” a Roma (fatto salvo quello provinciale e regionale nella stessa sede) che segnerà la conclusione della Competizione elettorale, 48 ore prima delle effettive votazioni.
Analoghe regole - pur nei contesti più ridotti e localistici cui saranno destinate - di PAR CONDICIO e di PUBBLICITA’ e TRASPARENZA dell’ “agone elettorale” saranno disposte per tutte le altre forme di libere elezioni regionali, provinciali e di officina.
Per quanto attiene alle “funzioni, attribuzioni e competenze” del Gran Maestro e della Giunta di governo del G.O.I., ovviamente saranno privati di quelle competenze che abbiamo deciso di attribuire al Presidente della Gran Loggia e alla Gran Loggia stessa. Lo stesso Consiglio dell’Ordine non sarà più presieduto (e convocato) dal Gran Maestro (come può, colui che deve essere “controllato”, presiedere uno degli “organi di controllo”?) bensì da un Presidente liberamente eletto a suffragio di tutti i membri della Gran Loggia (Maestri Venerabili e altri Rappresentanti di Officina) scegliendo fra tutti i membri Consiglieri (eletti invece a suffragio universale dei Maestri) che si siano candidati a tale carica.
L’attuale art. 29 della Costituzione (vedi testo su questo Sito, nel link apposito-supra- che rimanda alle attuali Leggi Fondamentali del G.O.I.) andrà riformulato come segue: “Il Gran Maestro, insieme al Presidente della Gran Loggia e al Presidente del Consiglio dell’Ordine è il garante della Tradizione Muratoria del Grande Oriente d’Italia. Egli, insieme alla Giunta, detiene il “potere esecutivo” nell’ambito della Comunione Massonica Italiana di Palazzo Giustiniani. Egli esercita tutte le sue attribuzioni, compresa la “rappresentanza legale” dell’ Associazione G.O.I., nell’osservanza della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine. E’ il massimo (ma non esclusivo) rappresentante del “potere esecutivo” del Grande Oriente d’Italia presso le Comunioni Massoniche e il Mondo Profano, così come Il Presidente della Gran Loggia è il massimo (ma non esclusivo) rappresentante del “potere legislativo” interno, il Presidente del Consiglio dell’Ordine il massimo (ma non esclusivo) rappresentante delle “garanzie costituzionali” interne e il Presidente della Corte Centrale il massimo (ma non esclusivo) rappresentante del “potere giudiziario” interno.” Vedremo più avanti, nella più volte evocata ANALISI ESAUSTIVA del PROGRAMMA di “Grande Oriente Democratico” (clicca sopra per visionarla) l’esatta “riscrittura” (articolo dopo articolo, comma dopo comma) di tutte le “funzioni, attribuzioni, competenze” del Gran Maestro e della Giunta. In questa sede sintetica basti osservare che esse (fatte salve le innovazioni che abbiamo appena citato) rimarranno sostanzialmente immutate come espressione del “potere esecutivo” ed eliminate in tutti quei casi che attualmente vanno a confondersi con il “potere legislativo”, “giudiziario” o di “controllo/garanzia costituzionale” che devono essere riservati a soggetti diversi, pena il collasso dispotico e totalitario del Grande Oriente d’Italia.
Di certo andrà circoscritta esplicitamente e senza ambiguità (anche se, a nostro parere, anche adesso la Costituzione del G.O.I. non assegna poteri “discrezionali” al Gran Maestro sul punto, ma è la sua “prassi eversiva” che ha consentito l’abuso della norma) l’attuale articolo 32, lettera m: “Il Gran Maestro può sospendere i Fratelli o le Logge nei casi previsti”. In realtà, già da ora, l’unico caso esplicitamente previsto è quello indicato dall’attuale art.15 della Costituzione, che recita: “Il Libero Muratore, sottoposto a procedimento penale dell’autorità giudiziaria ordinaria per fatti non colposi, può essere cautelativamente sospeso da ogni attività massonica con provvedimento del Gran Maestro”. Invece, facendo perno (strumentale, infondato, pretestuoso e abusivo) sull’art. 70 della Costituzione che stabilisce una “facoltà di proposta” da parte del Tribunale giudicante e non un’ulteriore fattispecie costituzionale che dia potere di “sospensione”, il Gran Maestro attuale, da anni, dispensa sospensioni a suo grazioso piacimento ai danni di Fratelli che hanno l’unico torto di criticare lui e i metodi inquisitori e assolutistici suoi e di alcuni altri Dignitari e/o collaboratori, oppure di essere potenziali e pericolosi “antagonisti elettorali”, per il presente o per il futuro.
Il “giochino” è semplice: basta far fare una “tavola d’accusa” da un qualsiasi Fratello disposto a compiacere il Grande Capo e poi farsi inoltrare dal Tribunale Circoscrizionale competente una richiesta di “sospensione” ai danni del Fratello colpito dall’accusa (le accuse possono anche essere risibili: tipo aver espresso critiche che abbiano turbato l’ “armonia della Loggia”…). La sospensione viene subito concessa e il Fratello malcapitato, anche se alla fine dei diversi gradi di giudizio interno e di altri “esterni” viene assolto, intanto è stato eliminato dalla circolazione e da possibili candidature per qualche anno…
Ecco, le prerogative del Gran Maestro relative alla sospensione andranno riassunte e riformulate così: “Il Gran Maestro ha facoltà di sospendere cautelativamente i Fratelli o le Logge - per un periodo massimo di un anno - esclusivamente nel caso in cui i singoli Fratelli o le Logge nel loro insieme siano sottoposte a procedimento penale dall’autorità giudiziaria ordinaria per fatti non colposi”. Anche perché, in caso di procedimenti penali della giustizia italiana o addirittura di condanne, è già previsto di poter essere giudicati anche dai Tribunali massonici che possono, se lo ritengono opportuno per il buon nome dell’Istituzione, comminare l’espulsione al Fratello imputato.
Parimenti, per quanto attiene all’attuale art. 32 comma i (“Il Gran Maestro autorizza pubblicazioni ed azioni nel mondo profano riguardanti la Comunione Massonica Italiana”), norma che accentra e paralizza ogni comunicazione con il “mondo esterno”, al contrario di quanto accade (lo ricordavamo sopra) presso altre Istituzioni più articolate come le Chiese, che hanno una pluralità di “operatori mediatici” autorizzati; esso andrà riscritto così: “Il Gran Maestro, insieme alla Giunta, al Presidente della Gran Loggia, al Presidente del Consiglio dell’Ordine, coordina pubblicazioni e azioni nel mondo profano riguardanti la Comunione Massonica Italiana, nel rispetto della libertà di espressione, di opinione e anche di “critica interna” dei diversi operatori mediatici locali e nazionali, nominati dagli organi competenti, secondo quanto prescrivono la Costituzione e il Regolamento dell’Ordine.” E naturalmente, nella Costituzione e nel Regolamento dell’Ordine da Noi rivisto e riformato (vedi ANALISI ESAUSTIVA del PROGRAMMA), saranno previste norme liberali e democratiche che consentano sia al “potere esecutivo” del Gran Maestro e della sua Giunta di avere adeguati canali di espressione interna ed esterna - al pari di altri Organi della Comunione - sia alla libertà di critica e di informazione di non essere “imbavagliata” da una sorta di “Totalitarismo Mediatico”, quale attualmente è messo in opera dal Gran Maestro Gustavo Raffi.
5. Riforma del Consiglio dell’Ordine
Come già implicito nella complessiva “ristrutturazione” costituzionale e regolamentare del G.O.I. che la Lista “Grande Oriente Democratico” è determinata a concretizzare - non appena avrà ottenuto il consenso maggioritario dei Fratelli di Palazzo Giustiniani - il Consiglio dell’Ordine, da organo meramente consultivo, “ornamentale” e sostanzialmente “innocuo e inefficace”, quale è stato ridotto ad essere negli ultimi anni, dovrà tornare a rappresentare un solido baluardo di legalità, libertà e democrazia interna, con autentici poteri di “controllo” a tutela della Costituzione e del Regolamento della maggiore Comunione Massonica italiana.
Così la Nozione attuale (art.39 della Costituzione) è destinata a essere riscritta in questi termini: “Il Consiglio dell’Ordine è Organo Collegiale di supremo controllo e garanzia della corretta attuazione delle norme previste dalla Costituzione e dal Regolamento dell’Ordine. Esso è diretto da un Presidente, eletto dalla Gran Loggia in sessione plenaria fra i Consiglieri candidati precedentemente eletti a suffragio universale dei Maestri”
Senza dilungarci in questa “sede sintetica” su tutte le vecchie e nuove competenze di questo Organo fondamentale (rimandiamo alle puntuali formulazioni dell’ANALISI ESAUSTIVA del nostro PROGRAMMA), come è stato già enunciato in precedenza, il (Nuovo) Consiglio dell’Ordine avrà un ruolo essenziale di garanzia e controllo durante lo svolgimento delle varie competizioni elettorali interne, di garanzia e controllo della libertà di espressione, opinione e critica dei Fratelli; la possibilità di denunciare (e sottoporre alla deliberazione della Gran Loggia) l’eventuale Attentato alla Costituzione e Alto Tradimento da parte del Gran Maestro; il ruolo (finora non previsto dalle Leggi fondamentali del G.O.I.) di terzo e definitivo grado di giudizio per i procedimenti giudiziari interni; la funzione di interpretare in modo vincolante le norme della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine, fatta salva la prerogativa della Gran Loggia (quale supremo organo legislativo) di abrogare o modificare tutte le norme vigenti, secondo le procedure previste.
6. Riforma delle competenze dei Collegi Circoscrizionali, dei Consigli Provinciali dei Maestri Venerabili e delle singole Logge
Sulle nuove norme che regoleranno il funzionamento e le prerogative degli organi di governo di regioni e province, nonché delle stesse Officine, rimandiamo all’ANALISI ESAUSTIVA del nostro PROGRAMMA. In questa sede ci basterà osservare che, mantenendoci equidistanti fra un’impostazione “verticistica” (superata e inefficace, specie dopo la denuncia degli eccessi “raffiani”) e delle velleitarie istanze “pseudo-federalistiche” (sempre generiche, da parte di chi le ha “ventilate” e, a nostro parere, inadeguate a consentire una salda azione unitaria del Grande Oriente presso la società civile italiana), la via che intendiamo proporre è quella di un’amplissima autonomia di tutti gli organi locali. Autonomia di iniziative sociali, culturali, civili, mediatiche e “meta-politiche”. Invertendo una teoria e una prassi “immobilista, polverosa, conservatrice e autolesionista”, che ha sempre subordinato la libera iniziativa delle varie Logge sul territorio alle autorizzazioni del “Padre Padrone” che reggeva il Supremo Maglietto, vogliamo introdurre delle norme e un’abitudine di segno completamente opposto. Tutti gli organi locali, provinciali e regionali abbiano ampia facoltà autonoma (senza preventivi “benestare” da parte di chicchessia) di intraprendere le iniziative più opportune per lavorare per il Bene dell’ Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, soprattutto verso il Mondo Profano. Agli organi centrali, invece, spetti il compito (discreto, lungimirante e non invadente) di valutare (e se è il caso, ma solo se è il caso, ispezionare) la liceità delle iniziative intraprese, in rapporto alla Costituzione e al Regolamento dell’Ordine, nonché ai MODERNI DOVERI (in sostituzione degli “Antichi” di Anderson) e ai (nuovi e riformati) “Principi, Finalità e Metodi” del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
7. Riforma della Giustizia Massonica
La Riforma del sistema giudiziario massonico interno è una delle cose più urgenti e imprescindibili: da tutta Italia giungono proteste per le vessazioni, gli arbitrii, le prepotenze e gli abusi legati a “tavole d’accusa” pretestuose e infondate, sentenze utilizzate per intimidire o eliminare dissidenti e avversari dell’attuale establishment, atteggiamenti inquisitori vari. A questo riguardo rimandiamo anche alla Sezione del Sito La Nuova Inquisizione Massonica: ma le Istituzioni democratiche e i radicali lo sanno?.
Proprio perché ormai avvertita dalla generalità dei Fratelli come inderogabile e fondamentale, la Riforma in questione necessita di una completa ri-scrittura, “virgole” incluse, di tutti gli articoli e commi che attualmente la regolano nella Costituzione e nel Regolamento del G.O.I. Non che tali prescrizioni in se stesse siano tutte “impresentabili” e liberticide, anzi, ma l’usuale (da anni) prassi giudiziaria messa in atto da vari Tribunali massonici - spesso forzando ed interpretando le norme ad usum delphini - ha reso necessaria una completa, esplicita revisione: di questa ci occupiamo nell’ANALISI ESAUSTIVA del nostro PROGRAMMA.
Qui, basterà alludere allo “scandaloso sistema” (in violazione di qualunque regola del “giusto processo”) secondo cui, dopo che un qualsiasi Fratello ha presentato una “tavola d’accusa” contro un altro Fratello, i vari Tribunali affidano un preventivo esame della questione ad un Giudice definito “Relatore” del procedimento (una sorta di Pubblico Ministero). E questo stesso Relatore/P.M., dopo aver quasi sempre enumerato una serie di capi d’accusa con piglio ancora più “feroce e minuzioso” dell’originario estensore della “tavola”, si “trasmuta” beatamente anche in uno dei tre membri del Collegio Giudicante chiamato a fare “carne di porco” del malcapitato massone che sia incappato in un simile sistema giudiziario. Ma non sanno, tutti gli “impresari” dell’attuale, indegno “spettacolo giudiziario” interno a Palazzo Giustiniani, che proprio grazie alle battaglie civili e politiche di molti liberi muratori dei secoli passati, le nostre società moderne e democratiche hanno acquisito alcuni irrinunciabili principi da “stato di diritto”, fondati anzitutto sulla distinzione fra funzione istruttoria, funzione inquirente e funzione giudicante, almeno nell’ambito di uno stesso processo ad un singolo imputato?
In conseguenza di ciò, Noi di “Grande Oriente Democratico”-tra le altre riforme del sistema giudiziario massonico - istituiremo le figure distinte di Giudice Istruttore (cui spetti un preventivo esame della tavola d’accusa che, se ritenuta pretestuosa e infondata - verrà archiviata), di un palese e non occulto Giudice Inquirente (che formuli i capi d’imputazione in base a ciò che appaia effettivamente plausibile della tavola d’accusa) e infine del Collegio Giudicante, composto di persone che, nemmeno “alla lontana” (altrimenti andranno sostituite con altre più adeguate, per quel singolo giudizio) possano essere ritenute pregiudizialmente interessate alla condanna dell’incolpato e/o a lui avverse per qualsivoglia ragione.
Tra le altre innovazioni che introdurremo ci sarà l’elezione diretta, da parte della Gran Loggia in sessione plenaria, del Presidente della Corte Centrale (Corte competente sugli appelli e sulle tavole d’accusa rivolte ad alcuni Dignitari di Palazzo Giustiniani), votato fra quei Giudici - tutti eletti a suffragio universale, su base circoscrizionale (regionale), da parte dei Maestri - che si siano voluti candidare a questo alto incarico. Il Presidente della Corte Centrale avrà facoltà, al pari del Presidente della Gran Loggia e del Presidente del Consiglio dell’Ordine, di sottoporre a discussione e deliberazione dell’Assemblea Sovrana del G.O.I. (la Gran Loggia, appunto) l’eventuale Alto Tradimento e Attentato alla Costituzione da parte del Gran Maestro. In caso di mancato accoglimento di tale grave accusa, il suo estensore sarà obbligato alle dimissioni. Analogamente, per porre un freno al proliferare di “tavole d’accusa” strumentali, pretestuose e infondate, stabiliremo la norma che colui che fosse assolto da un procedimento massonico attivato da una tavola d’accusa ritenuta (dallo stesso imputato) pretestuosa e strumentale, possa rivolgersi al Presidente della Corte Centrale che, d’ufficio, incaricherà il Tribunale Circoscrizionale competente per avviare un procedimento avverso l’originario estensore della tavola d’accusa contestata (e risultata priva di esiti sanzionatori).
8. Riforma della Gran Segreteria
Attualmente, com’e noto, secondo l’art.31 della Costituzione, il Gran Maestro eletto, subito dopo il suo insediamento, nomina il Gran Segretario e successivamente (insieme ad altre figure di Dignitari Aggiunti):
un Gran Segretario Aggiunto per le relazioni interne
un Gran Segretario Aggiunto per le relazioni esterne.
Tuttavia, proprio in questi ultimi anni, si è reso evidente che la Gran Segreteria, così come è concepita, non è più in grado di far fronte all’eccezionale mole di problemi organizzativi e comunicativi che una Istituzione complessa (e in costante “crescita ed espansione”) come il G.O.I. inevitabilmente comporta.
Pertanto, Noi di “Grande Oriente Democratico” intendiamo introdurre la seguente riforma di questo nevralgico “organo” di Palazzo Giustiniani:
- Il Gran Maestro e il Grande Oratore eletti, dopo il loro insediamento (non subito dopo: trattandosi di scelte delicate, occorre dare ai designatori il tempo di compiere le proprie scelte in modo ponderato: nell’attesa, vi sarà la designazione provvisoria di un Gran Segretario pro tempore) nominano tre Gran Segretari, tutti componenti a pieno titolo il Collegio di Gran Segreteria. Ognuno di tali Gran Segretari avrà facoltà di nominare due Aggiunti (sei in tutto, dunque) per essere aiutato ad espletare i propri compiti costituzionali. Il Collegio di Gran Segreteria avrà facoltà indivisa- da articolarsi internamente- di gestione sull’ amministrazione, le relazioni interne e nazionali, le relazioni esterne ed internazionali del G.O.I. Tra le relazioni interne e soprattutto esterne si intende anche la delicata opera di “sovraintendenza” alle “comunicazioni”. Se, come osservato sopra, bisognerà dare il massimo di libertà e indipendenza (anche critica) agli organi di comunicazione “interna” di Palazzo Giustiniani rispetto al “potere di Giunta e del Gran Maestro”, è altrettanto innegabile che l’esecutivo del Grande Oriente d’Italia, tramite la Gran Segreteria, dovrà creare, implementare e gestire (con l’ausilio di una serie di professionalità interne e/o esterne all’Istituzione) nuovi e potenti mezzi mediatici rivolti al mondo profano e alle altre Comunioni massoniche della comunità internazionale. Anche a tal fine, piuttosto che “uomini soli al comando”, appare opportuna una sapiente articolazione collegiale di competenze e autorità di indirizzo e gestione.
ANALISI ESAUSTIVA del nostro PROGRAMMA (clicca sopra per visionarla)
CONCLUSIONI
Queste Conclusioni, scritte soprattutto ad uso di quegli “operatori mediatici” (giornalisti, saggisti, studiosi della Libera Muratoria) che vogliano conoscere in termini immediatamente percepibili, “chiari e distinti”, quasi “schematici”, il Programma “Rivoluzionario” di Riforme che sarà attuato dalla Lista “Grande Oriente Democratico” il giorno in cui sarà chiamata a governare il Grande Oriente d’Italia, si possono sintetizzare cosi:
- Convocazione di una Conferenza di tutte le Massonerie mondiali del circuito “maggioritario” (e non soltanto) per proporre la sostituzione degli ormai anacronistici “Antichi Doveri” del Reverendo Anderson con MODERNI DOVERI cui possano ispirarsi le Massonerie del Terzo Millennio. In particolare, annullamento anche formale di quei landmarks andersoniani del 1721-23(già superati dalle concrete battaglie massoniche in favore della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia) che alludono ad una discriminazione di natura filo-schiavista e razzista. Annullamento di quei landmarks che prescrivono una discriminazione su base sessuale (ancora non eliminati né nella teoria né nella prassi delle più importanti Libere Muratorie mondiali: il che è una vergogna e una contraddizione rispetto alla gloriosa storia di rivendicazioni culturali, civili e politiche combattute e vinte dalla Massoneria) e dunque: apertura alle donne.
- Riforme sostanziali su tutte le strutture e gli organi interni del G.O.I., attraverso una generale ri-scrittura della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine: 1) Restituzione alla Gran Loggia del pieno “potere legislativo” e istituzione di un Presidente chiamato a presiederla in autonomia e distinzione dal “potere esecutivo” rappresentato dal Gran Maestro e dalla Giunta. Attribuzione anche ai Fratelli apprendisti e compagni-nonché ai gruppi minoritari di Maestri delle Logge - di una forma di rappresentanza in Gran Loggia. 2) Riduzione del mandato del Gran Maestro a quattro anni (rinnovabile una sola volta, per un totale massimo di otto anni consecutivi. 3) Regolamentazione di tutte le competizioni elettorali interne (nazionali, regionali, locali) secondo precise regole di “PAR CONDICIO”, finora clamorosamente eluse dalla sproporzione fra i mezzi (economici e mediatici) a disposizione del Gran Maestro “uscente” e quelli alla portata degli altri candidati. 4) Norme che garantiscano esplicitamente la libertà di opinione, espressione e critica interna; indipendenza dal “potere esecutivo” degli organi informativi preposti alle comunicazioni “interne ed esterne” del G.O.I.; fatto salvo l’accesso della Giunta e del Gran Maestro ai medesimi organi di informazione, per veicolare la conoscenza delle proprie iniziative di governo (comunque suscettibili di critica e dibattito interno). 5) Rafforzamento delle funzioni e delle prerogative del Presidente della Corte Centrale e soprattutto del Consiglio dell’Ordine, coordinato da un proprio autonomo Presidente e trasformato, da organo meramente “consultivo e ornamentale” a disposizione del Gran Maestro, in efficace strumento di controllo sull’operato del “potere esecutivo”, garante del pieno rispetto della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine. 6) Cessazione del “monopolio” del Gran Maestro sui rapporti con il “Mondo Profano”: tali rapporti “esterni” saranno articolati in modo pluralistico e libero, fermo restando il ruolo “unificatore” della Giunta di governo, del Presidente della Gran Loggia e del Presidente del Consiglio dell’Ordine. 7) Riforma dell’attuale “Giustizia Massonica” di stampo “inquisitorio” seguendo le regole democratiche e liberali del “giusto processo” e introducendo un’opportuna distinzione tra funzione istruttoria, funzione inquirente e funzione giudicante nel “processo massonico”. Abolizione esplicita (implicitamente dovrebbe già essere così sulla base delle attuali Costituzioni, ma anche su questo punto la prassi del Gran Maestro è stata “eversiva”) del potere discrezionale di “sospensione” dalle attività massoniche dei Fratelli colpiti da “tavole d’accusa”. Limitazione a una fattispecie precisa di tale potere di “sospensione”.
- Reperimento di fondi per la costruzione di almeno un (per cominciare) Ospedale massonico rivolto ai cittadini più bisognosi; istituzione di almeno una (per cominciare) Università massonica, attivando da subito almeno le Facoltà di Giurisprudenza, Medicina, Scienze Politiche, Filosofia, Antropologia e Storia della Cultura Esoterica; creazione del primo (al Mondo) canale televisivo massonico (su piattaforma satellitare e/o digitale): “Massoneria 1”.
ALLE PROSSIME ELEZIONI, VOTA LISTA “GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO”: DACCI LA FORZA DI ESSERE ALL’AVANGUARDIA DELLA SOCIETA’, COME E’ STATO DA SECOLI TRADIZIONE DELLA LIBERA MURATORIA.