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Il Logos degli Astri e la Pneumofilosofia. Parte 3

 

 

 

Facendo seguito a quanto illustrato in

Astrologia e Pneumofilosofia: queste sconosciute la cui conoscenza può trasformare il Destino di ciascuno (clicca per leggere).

Il Logos degli Astri e l'inconsistente obiezione anti-astrologica fondata sulla Precessione degli Equinozi (clicca per leggere),

e tenendo bene a mente che la prospettiva astrologica riguarda l’orizzonte della PSICHE, intermedia tra il SOMA (corporeità, eredità biologica terrestre, geni del DNA, contesto familiare-ambientale, ecc.) e lo PNEUMA (lo Spirito, ciò che, davvero attivato, può renderci “liberi e magici”…), cosi come sarà abbondantemente spiegato- insieme a un mucchio di altre questioni di evidente interesse- nell’ambito dei Seminari esoterici e massonici e degli studi accademici di cui si parla in

Università di Studi esoterici e massonici “Giordano Bruno”: si comincia con i Seminari a cura di GOD e del REU di Venerdì 29 aprile 2016 pomeriggio a Roma (clicca per leggere),

riprendiamo la narrazione da dove l’avevamo lasciata.

Riportando un testo del nostro Gran Maestro, nonché Sovrano Gran Commendatore e Patriarca del Rito Europeo Universale (REU), Gioele Magaldi, scrivevamo cosi:

 

“ ‘Logos’ e ‘astri’…I due termini costituiscono insieme la parola astrologia. Propriamente, in base alla sua precisa valenza semantica, questo nome composto implica che esista un linguaggio razionale, dunque scientificamente significativo, connesso in qualche modo agli astri. Il termine logos, infatti, sin dall’epoca classica ellenica fino alla fondamentale accezione che la scuola filosofica stoica volle attribuirgli (gravida di conseguenze sulla ‘fortuna’ del vocabolo-concetto in esame), a secondo dei contesti in cui viene utilizzato può essere tradotto con ‘ragione’, ‘regola’, ‘giudizio’, ‘causa’, ‘legge’, ‘argomento’, ‘intelligenza’, ‘discorso’.
Esso, quale che sia la ‘materia’ o il ‘nome’ cui viene affiancato, mantiene intatto il suo valore ordinativo e chiarificante, quasi come sigillo e garanzia d’intelligibilità e intelligenza, da sovrapporre al caos delle parole e delle cose.
Astrologia…Logos degli astri…Ma esiste, è rintracciabile davvero un ‘discorso’ razionale, un tessuto intelligibile ed espressivo, una scienza connessa alla stasi e al movimento di alcuni corpi celesti in relazione a quelli terrestri?
Qualcuno sostiene di no. E allora, per riferirsi ad un corpus di dottrine ‘razionali’ riguardante pianeti, stelle, luminari e altri elementi costituenti la grammatica celeste, usa un termine più ‘illibato’: Astronomia.
In questo caso, agli astri è affiancato nomos , che può essere tradotto con ‘prescrizione’, ‘legge’, ‘costume’, ‘consuetudine’, ‘regola’.
Un termine più sobrio, meno ridondante e pretenzioso del magniloquente logos, più adeguato al senso di ridimensionamento di cui vuole essere emblema nelle intenzioni di alcuni.
Insomma, alla vetusta Astrologia, arte superstiziosa, infondata e garrula, occorre contrapporre la moderna Astronomia, uno dei parti nobili, austeri, onesti, sobri e veritieri della Rivoluzione scientifica, presuntivamente progressista e trionfante contro le tenebre d’ignoranza che afflissero l’umanità in epoche remote…
Tuttavia, chi scrive è da sempre alquanto scettico e diffidente rispetto agli ‘evoluzionisti’ ai ‘progressisti che dimenticano le radici stesse di certi progressi’, ai ‘positivisti” e ‘neopositivisti’, ai ‘razionalisti senza ragionevolezza storico-critica’ e agli ‘scientisti dalla conoscenza angusta e ottusa’.
Scettico almeno nella stessa misura in cui lo è rispetto agli ‘involuzionisti’, ‘anti-modernisti’ e ‘tradizionalisti’, acriticamente nostalgici di presunte e lontane Età dell’oro delle civiltà e dei saperi.
Forse la ricerca storica e la riflessione filosofica ed epistemologica sono invece, ai nostri giorni, abbastanza raffinate e consapevolmente duttili e coraggiose, per riconsiderare interamente la secolare querelle  sull’Arte di Urania.
Sarebbe davvero auspicabile uno studio sull’Astrologia che fosse parimenti indagine filologica rigorosa di testi e dottrine- collocate senza arbitrii nel reale contesto storico-culturale e sociale in cui si svilupparono- e valutazione precisa dei fondamenti teoretici che presiedettero e tuttora presiedono al sapere astrologico.

 

E proseguiamo:

 

Un progetto storiografico siffatto dovrebbe coniugare una sufficiente padronanza di strumenti storico-critici e una robusta conoscenza dal di dentro delle teorie astrologiche e del complesso patrimonio sapienziale e tecnico-dottrinario da esse presupposto. D’altra parte, è piuttosto fondato ritenere che, se una ricerca di questo tipo non è stata ancora compiuta efficacemente da alcuno studioso, ciò non vada affatto ascritto a motivazioni contingenti o casuali.
Nel XX secolo, un’opera pionieristica famosa fu la Storia dell’astrologia di F.Boll, C. Bezold, W.Gundel (1917).
All’incompetenza specifica dimostrata su ampie aree della materia trattata, questo libro aggiungeva ottusi pregiudizi di varia natura, inammissibili per la teoria e la pratica storiografica.
Se lo storico ritiene, analizzando e illustrando una qualche tradizione filosofica, religiosa o cosmologica, di dover esprimere giudizi di valore, approvazioni o disapprovazioni intellettuali e/o sentimentali, dichiarazioni di empatia o antipatia, lontananza o vicinanza al tema trattato, ebbene quello studioso ha abdicato ai principi del suo mestiere.
I quali principi gli impongono semmai di dichiarare preliminarmente i presupposti metodologici e teorici della sua indagine interpretativa. Ciò, poiché non esiste analisi storica che, a monte, di tali presupposti sia sprovvista; cosi come non esiste storiografo o essere umano privo di una qualche Weltanschauung, anche se inconsapevole e non pienamente affiorata alla coscienza.
Gli stessi principi, però, gli impongono di non cimentarsi sul valore etico o sulla presunta o negata ‘veridicità’ di una dottrina o di una disciplina oggetto delle sue ricerche e dei suoi studi.
Di quale rigore darebbe prova uno storico del cristianesimo di fede islamica il quale, ad un certo punto della sua narrazione esplicativa sulla tradizione cristiana, biasimasse e stigmatizzasse tale tipo di religiosità, in quanto da lui (come cultore di un’altra fede) ritenuta falsa, blasfema e ‘infedele’?
E quale prova di serietà e saldo orientamento scientifico darebbe uno storico dell’ebraismo di confessione cristiana, il quale rimproverasse i giudei di ‘deicidio’ e di ‘misconoscimento della venuta del messia’?
Dal primo, se l’oggetto del suo studio è, ad esempio, la comparazione del ruolo e della figura del profeta nell’ambito delle cosiddette religioni del libro, ci aspettiamo che voglia trattare sapientemente, mediante un piglio scientifico. laico e dotato di sobrietà distaccata questo tema, tralasciando di dirci, seguendo magari il suo parere di ‘privato credente musulmano’, che l’Islam detiene il ‘giusto’ e ‘vero’ modo di presentare la questione.
Dal secondo, in sede storiografica, ci interesserà magari vedere delineati i rapporti che intercorsero tra i giudeo-cristiani e i giudei rimasti ortodossi, negli anni in cui l’appartenenza alla nuova fede (cristiana) non sembrava abrogare il senso di appartenenza all’antica Legge dei Padri d’Israele.
E cosi via.
Insomma, da parte di studiosi orientati scientificamente è doveroso attendersi delle analisi spassionate e prive di pre-giudizi. Analisi formulate al lume esplicito di presupposti culturali ed esegetici preliminarmente dichiarati, naturalmente. Perché ciascuno si avvale di determinate e determinabili categorie ermeneutiche, giova sottolinearlo, e la storiografia e gli storiografi non hanno mai potuto prescinderne. Esiste però la differenza perspicua tra chi renda palese e lealmente offerta al giudizio e alla critica altrui la propria griglia interpretativa di documenti, personaggi, circostanze, eventi, strutture sociali e costruzioni culturali, e chi invece simuli impossibili neutralità, in nome delle quali si senta autorizzato a proporre istanze indebite, ‘confessionali’ o filosoficamente pregiudiziali, spacciando poi il proprio lavoro per oggettiva ricostruzione storica, sociologica e antropologica.
Ma perché questa digressione sui compiti e i landmarks della storiografia scientificamente orientata?
Che ha a che fare, questa digressione, con il tema dell’Astrologia, con l’ipotesi di un eventuale Logos degli Astri, di una ammissibile ratio scientifica intrinseca allo studio di determinati corpi celesti in relazione a corpi ed eventi terrestri?

 

TO BE CONTINUED

 

LE SORELLE E I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 17-18 aprile 2016 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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