LA FUGA NON È LA SOLUZIONE
Pubblichiamo volentieri questo nuovo articolo di Soror Indis:
“Il mondo illusorio spinge a credere che il tentativo di fuggire induca a uno stato migliore. È proprio dalla parola stato che iniziamo questo capitolo. Lo stato indica immobilità, è il participio passato del verbo stare (questo dovrebbe farci riflettere sull’immobilità delle nazioni). Il passato è ciò che nel presente non è più, ma riportando continuamente quella condizione si evita di essere se stessi nell’adesso, mantenendo la condizione stabile. Perciò, scappare è rifiutare la propria essenza.
La maschera del fuggitivo è indossata da chi vive immerso nel rifiuto, una ferita che colpisce il campo emotivo. È una caratteristica mercuriale che richiama l’ubiquità, la mancanza di radici, la repulsione ai valori. È come se l’individuo negasse la sua incarnazione, è evanescente, con un umore alternato tra euforia e depressione.
Fuggire alimenta il problema, poiché esso si ingigantisce quando non affrontato; rimane indietro, come l’ombra, addensandosi sempre più. Scappare dona un illusorio stato di momentaneo benessere: l’attenzione è rivolta altrove, ma dopo poco il problema si ripresenterà in un continuo circolo vizioso in cui inizio e fine coincidono. Solamente fermandoci e combattendo i nostri demoni avviene la trasmutazione della fuga in libertà.
Fuggire è rifiutare di vivere per dedicare tempo ed energie alle paure, alle fobie, al terrore; è un continuo allontanamento e riavvicinamento al dolore senza mai raggiungere la gioia, poiché un minimo intoppo fa sprofondare di nuovo nell’apatia. Fuggire è essere costantemente in conflitto con se stessi, un’altalena tra gioia e sofferenza che si autoalimentano bloccando le azioni utili e mirate. Fuggire è trascinarsi dietro il problema, in una continua attivazione neuroendocrina di sostanze di allerta che inducono la percezione di pericolo anche di ogni aiuto giunto dopo averlo invocato. La fight or flight response (sistema di lotta o fuga) è costantemente attiva, alimentata da una produzione endocrina del sistema oppioide a sfavore del sistema cannabinoide, con cristallizzazione della ghiandola pineale, simbolo del terzo occhio, ovvero la chiara visione.
Scappare non è da codardi, ma è l’azione di chi ancora ignora la verità e per questo indisposto alla risoluzione; fuggire è scansare un pericolo, ma una volta scansato è necessario girarsi e distruggerlo, poiché evitarlo non significa che non esiste più, tutt’altro. Più aumenta la distanza dalla fonte di luce e più grande e intensa ne diviene l’ombra. La luce è il coraggio di fermarsi, porre fine alla fuga e affrontare il pericolo, quelle prove che, una volta superate, mai più si presenteranno.
Passare la vita a scappare significa evitare di vivere il presente per paura di un passato che si ripete. La fuga è sinonimo di paura e la paura impedisce di vivere, di sviluppare virtù e talenti e di agire spinti da elevati valori. Solo il coraggio di girarsi indietro e andare incontro all’avversario fa di ognuno un vero uomo, un guerriero dello spirito. Affrontare lo sfidante è fissarlo negli occhi senza abbassare lo sguardo per primo, poiché l’occhio è il testimone dell’anima; simbolo della conoscenza, attiva la comprensione dell’avversario, che è possibile vis à vis e mai fuggendo, poiché in quest’ultimo caso lo sguardo è rivolto dalla parte opposta. Quindi, un problema può essere risolto solamente quando lo si guarda.
Aggirare il problema è fuggirlo, generando un’infinita catena di problemi, dove ogni anello tiene saldo il problema precedente, appesantendolo, finché tale massa diverrà tale da non poter più essere sostenuta. Risolvere il problema è smontarlo pezzo per pezzo e renderlo inutilizzabile, ma scoprendo che ogni elemento può essere di aiuto nel costruire altro. Solo una totale responsabilità di se stessi e su se stessi conduce alla soluzione e al coraggio di vivere, frase significante il lasciar fluire gli eventi, mai evitarli.
È con l’azione del cuore che ogni situazione è percepita della corretta dimensione; l’esternazione del coraggio è il momento in cui la vita viene presa in mano e direzionata verso gli obiettivi. Prendere in mano è una frase creativa potente perché le mani sono gli organi della manifestazione tangibile e le parole indicano la forgiatura dell’esistenza in libertà e mai per condizionamento. Agire col cuore è impiegare le energie per svegliarsi, così non ci sarà più colui che ha il problema, così nessuna fuga sarà più necessaria.”
( Soror Indis )
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[ Articolo del 29 gennaio 2021 ]