La Grande Truffa del Partito dell’Astensione ai Referendum: la vera sfida per la rigenerazione civile dell’Italia passa anche per l’abolizione del QUORUM e l’istituzione di Referendum Propositivi
Un impudente Bruno Vespa rispondeva concitato al povero Massimo Donadi dell’Italia dei Valori, giovedì scorso, 9 giugno 2011.
Donadi stava giustamente dicendo che il voto della maggioranza di governo che ha determinato il mancato accorpamento di elezioni amministrative e referendum, costerà agli italiani molti milioni di euro.
Il conduttore Vespa, tuttavia, aveva la faccia di bronzo di alzare la voce piccato (per conto di chi? forse della maggioranza governativa che, con un voto di scarto, ha in Parlamento determinato questo ennesimo spreco di denari pubblici?) e di osservare pressappoco che: “Bé, ma se si fossero accorpate amministrative e referendum, questi ultimi, quasi sicuramente, avrebbero ottenuto il quorum…”
Appunto.
Complimenti all’ethos civile di Vespa, il quale, durante una serata evidentemente assai poco felice, ha anche la sfacciataggine di annunziare che egli “detesta i dogmi…”, a voler significare che la sua persona è equidistante tra sostenitori di questa o quella opinione sulle materie referendarie in questione, specie in riferimento al tema dell’energia nucleare.
Ma evidentemente, Vespa non è affatto refrattario al dogmatismo, visti i suoi reiterati (e, negli anni, talora assai discutibili) omaggi di servile obbedienza al Magistero Curiale Vaticano, che di dogmi si nutre, pasce e compiace, invece di interpretare “cattolicamente” (cioè “universalmente”, con ampio respiro spirituale) l’eredità della Chiesa di Cristo di cui tutti i cristiani sono parte.
Tuttavia, incuranti dell’incoerenza concettuale e lessicale di un conduttore un po’ in declino, non possiamo non osservare che egli ha utilizzato il servizio pubblico per pubblicizzare una sua faziosa opinione (quasi egli fosse un politico militante e non un moderatore sedicente imparziale), per di più interrompendo sgarbatamente un parlamentare che stava informando i cittadini dell’enorme spreco di denaro pubblico che si è fatto, nel tentativo di far mancare il quorum (come da sedici anni accade) ai referendum 2011.
E se non fosse che Bruno Vespa (così come tutti quei giornalisti, opinionisti, politici o gruppi di interesse che costituiscono il Partito dell’Astensione Referendaria, negli anni trasversale a destre, centri e sinistre, a secondo delle convenienze spicciole) è in patente mala fede sull’argomento e che è perfettamente cosciente di esserlo, dovremmo rammentare, a lui e ad altri, quanto segue:
- I Legislatori Costituenti, introducendo a suo tempo la necessità del quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, per rendere valida la consultazione referendaria, non solo operavano in un’epoca in cui era molto più alta l’affluenza ordinaria ad ogni forma di convocazione alle urne, ma volevano soprattutto garantire un principio. Il principio era quello che l’abrogazione (votando SI al tale o tal altro Referendum) oppure il mantenimento (votando NO) di un determinato testo di legge fosse dimostrabile quale questione “interessante” per una sufficiente porzione del popolo italiano.
- E’ storicamente oltre che ermeneuticamente falsa la nozione che le posizioni previste dal legislatore sul Referendum siano tre: due a favore del mantenimento del testo legislativo abrogabile (andare a votare NO e non andare a votare) e una soltanto a favore dell’abrogazione della legge sottoposta a consultazione. Se così fosse, il legislatore avrebbe introdotto la necessità di una maggioranza del 50% +1 non solo degli aventi diritto al voto, ma addirittura, IMPLICITAMENTE ed INCONCEPIBILMENTE, dei “SI”, dando per scontato che chi fosse stato contrario all’abrogazione sarebbe rimasto a casa, astenendosi e fidando nel fatto di poter neutralizzare il referendum alleandosi con quella percentuale (fisiologica nelle democrazie, mentre nelle dittature le percentuali di votanti sono più alte) di elettori che normalmente non votano.
- Tutto ciò con una aggravante, gentilmente offerta da tanti governi in carica: disgiungere il voto referendario da altre consultazioni e collocarlo in periodi estivi o semi-estivi. Se si vota in periodi normali e in inverno-inizio primavera, l’affluenza è più alta perché la gente non si sposta più di tanto dai luoghi di residenza, ma se si vota in primavera inoltrata/estate, molte persone sono facilmente indotte da mille fattori ricreativi e vacanzieri a disertare le urne.
- Nel momento in cui, però, si manifesta in termini palesi che moltissimi opinionisti, politici, gruppi di interesse (famigerata l’operazione sconcia della CEI targata Cardinal Camillo Ruini sulla consultazione referendaria 2005 per l’abrogazione dell’altrettanto sconcia legge 40/2004 su “fecondazione assistita, diagnosi pre-impianto, ricerca sulle cellule staminali embrionali”), invece di mobilitare i cittadini per votare NO (come in periodi più “civili” della storia italiana accadeva), tentano di indurli a DISERTARE le urne, è evidente che SUSSISTE una maggioranza (50%+1) di popolazione che è fortemente interessata al tema (il che si ottiene sommando coloro che effettivamente votano SI e NO a quelli che sicuramente voterebbero NO se non ci fosse la norma del quorum), ma è altrettanto evidente che il Partito dell’Astensione sta realizzando una Grande Truffa ai danni della popolazione in generale e delle intenzioni del legislatore costituente in particolare.
Tutto ciò premesso, lo ribadiamo, se fosse eliminato il quorum per le consultazioni referendarie, come per incanto, qualunque fosse la legge da abrogare, assisteremmo ad uno spettacolo politico assolutamente contrapposto all’attuale (imperniato, per molti politici, sulla parola d’ordine dell’astensione). Pensate, in caso di ripetizione di Referendum “eticamente sensibili”, vedremmo il Cardinal Ruini (o chi per lui, della scuderia vaticana) affannarsi a sostenere tesi diametralmente opposte sulla condotta civica del buon cattolico, a cui sicuramente verrebbe insistentemente suggeritodi partecipare entusiasticamente alla consultazione referendaria, per votare SI o NO (in base agli interessi curiali), ma mai e poi mai gli sarebbe consigliato di astenersi.
E come la Curia (sui temi che le stanno a cuore), allo stesso modo si comporterebbero i notabili dei vari partiti (gli stessi che oggi invitano all’astensione o dichiarano che essi stessi non si recheranno alle urne), argomentando retoricamente che: “quel cittadino che non va a votare i Referendum? Non fa il suo dovere. Che peste lo colga…”.
Immediatamente, come per incanto, tutti i Referendum raggiungerebbero percentuali di votanti di gran lunga superiori al 50%+1 dei votanti, proprio nel momento in cui fosse stato eliminato il quorum obbligatorio.
Del resto, anche questo lo abbiamo già evidenziato, negli Stati Uniti e in Svizzera (nazioni di democrazia assai più solida di quella italiana) esistono referendum sia abrogativi che propositivi, senza l’anacronistica follia del quorum che, con tutta evidenza, allontana gli elettori dalla partecipazione politica e civile, anziché avvicinarli ad essa.
Infatti, grazie all’opera cinica e manipolatrice di politici, opinionisti e gruppi di interesse vari (negli anni, di destra, come di centro e sinistra), non ci si cura tanto della disaffezione dell’elettorato dalla partecipazione democratica (concetto che, se tutti avessero chiaro, a cominciare da insigni cortigiani del potere clerico-berlusconiano come Bruno Vespa, impedirebbe di equiparare il voto negativo o positivo all’astensione), quanto del fine contingente di prevalere sull’avversario politico di turno, che magari ha avuto l’ingenua passione civica di promuovere il Referendum.
E così, di apprendista stregone in apprendista stregone, si scopre un giorno che il gregge italico (perché comunque le colpe sono anche dei cittadini che non aprono gli occhi e abdicano alla propria SOVRANITA’, lasciandosi incantare da falsi pastori e da falsi profeti, salvo poi farne scempio quando cadono dalla poltrona o dal pulpito) si è disaffezionato alla vita politica e non ha un adeguato ethos civile…
Grazie al c…, direbbe qualcuno meno educato di Noi.
Siete stati VOI, politici, opinionisti, gruppi di interesse, massoni infingardi di matrice piduistica o raffiana, ad indurre - direttamente o indirettamente - la popolazione a non occuparsi più del bene pubblico, cioè del SUO STESSO BENE.
Così, eccola qua l’Italietta cinica, loffia e maramalda che si accinge a questa consultazione referendaria di domenica 12 e lunedì 13 giugno.
Un’Italietta inadeguata e cialtrona in tanti (non tutti, per fortuna) dei suoi dirigenti politici, economici, religiosi, massonici, etc, così come in buona parte di quella “base elettorale” che questi dirigenti ha votato o legittimato.
Un’Italietta cagione dei suoi stessi mali, artefice della sua stessa rovina, dalla “Padania” infiltrata dalle cosche mafiose e infestata di teppaglia fascio-leghista, alle invivibili gomorre di Napoli e di tutto il meridione, da dove i giovani migliori sono costretti a emigrare e in cui le persone per bene che restano sono logorate da assenze e inefficienze dello Stato, nella migliore delle ipotesi.
E nella peggiore, obbligate a piegarsi, arrendersi e inchinarsi dinanzi alla criminalità organizzata, oppure a morire ammazzate.
Non era questa l’Italia che avevano sognato Cavour, Mazzini, Garibaldi, Mameli, Cattaneo, insieme a tanti altri patrioti, adesso persino irrisi e oltraggiati dall’osceno revisionismo anti-unitario fiancheggiato e sostenuto dalle camicie verdi di Bossi e da quelle quasi-nere di Berlusconi e Camerati.
Eppure, la speranza persiste, come diceva pressappoco il saggio Gandalf nel capolavoro di J.R.R. Tolkien, rispetto ad eventi e scenari altrettanto tragici di quelli che da anni avviliscono la nostra amata penisola.
Sia per l’Italia che per gli italiani, c’è ancora la speranza di non rimanere nella melma o, peggio, sprofondare nell’abisso della morte civile.
E Noi di Grande Oriente Democratico, a poche ore dallo svolgimento di questa tornata referendaria 2011, affermiamo con chiarezza due cose.
La Prima è che, nonostante la grande mobilitazione che si sta tentando in extremis, da parte di tanti soggetti politici e della società civile, nonché da parte nostra (e di “Democrazia Radical Popolare”: vedi Appello di Democrazia Radical Popolare per votare quattro SI ai "Referendum" del 12 e 13 giugno) e dei networks a noi direttamente o indirettamente riconducibili, il conseguimento del QUORUM E’ MOLTO DIFFICILE, SE NON IMPROBABILE.
Occorre ricordare che, grazie all’opera di corruzione e manipolazione della pubblica opinione perpetrata da gran parte dei Media nazionali privati e pubblici (6 anni fa, come oggi, nelle adunche mani del Grande Fratello di Arcore) e da “Mammasantissima” del Vaticano come Camillo Ruini & Sodali, ai penultimi Referendum, nel 2005, si presentarono alle urne solo il 25,9 % degli aventi diritto (per non parlare dell'ultimissima consultazione del 2009, con appena il 23-24 % di affluenza).
E da qui che si parte, da questi magri risultati.
Con le aggravanti che nelle liste degli aventi diritto, probabilmente, tuttora (come in passato) figurano anche defunti che difficilmente verranno dall’al di là per votare e, di nuovo, il mondo dell’informazione ha iniziato a parlare dei Referendum molto tardivamente.
Perciò, se il QUORUM fosse raggiunto, si tratterebbe di una STRAORDINARIA VITTORIA DEL POPOLO ITALIANO e della DEMOCRAZIA, contro ogni previsione e contro tutti i biechi sabotaggi messi in atto da anni contro l’istituto referendario.
La Seconda e più importante considerazione è che, comunque, quale che sia l’esito della consultazione (quorum raggiunto o no, vittoria dei si, vittoria dei no), e a maggior ragione se l’astensione condizionasse di nuovo, pesantemente, questa tornata referendaria, facendola fallire, sarà assolutamente necessario e urgente che l’articolo 75 della Costituzione venga MODIFICATO, eliminando l’anacronistica e sorpassata norma del QUORUM (tradita, rispetto alle oneste ma datate intenzioni dei costituenti, da una cinica e subdola interpretazione del suo significato fondativo).
Infatti, attualmente, per rendere valido un Referendum (contro la disinformazione di larghe fasce della popolazione e l’uso iniquo del quorum) non basta la maggioranza del consenso popolare, ma viene ingiustamente richiesta, in pratica, quasi l’unanimità del corpo elettorale effettivamente informato dell’evento referendario: un risultato pressoché IMPOSSIBILE da conseguire.
Anche per questo, se questi Referendum 2011 dovessero avere esito positivo, sarebbe un piccolo miracolo, un evento epocale, un grandioso segno del risveglio civico della comunità nazionale.
Dopo il 12 e 13 giugno 2011, però, se si vuole che la partita dei Referendum non sia più truccata, se si desidera che sia giocata onestamente e non più barando e truffando, questo grande strumento di democrazia partecipativa dovrà essere sottratto alla versione parodica che ne offre da anni la classe politica italiana e RIFORMATO prendendo ad esempio la democrazia statunitense e quella svizzera, che molto hanno da insegnarci.
I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO