La Trasmutazione Alchemico-Pasquale
In questi giorni di festività, breve riposo e (potenziale) rigenerazione “psichica e pneumatica”, non staremo né a proporre l’atteso “bilancio consuntivo” della Gran Loggia 2012 e dell’immediato Dopo-Loggia (che meriterà un discorso attento ed articolato, subito dopo Pasqua), né a cimentarci in polverosi commenti meta-politici dello squallore politico che si respira in questi giorni in Italia, tra inutile Riforma dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e miserabili questioni attinenti quei cialtroni che da anni mal-governano l’illusione leghista.
Piuttosto, attenti ai potenziali stimoli emotivi, immaginali, intellettuali e spirituali che ogni essere umano (di qualunque appartenenza religiosa essoterica) può ricevere in determinati periodi dell’anno (e la Pasqua Cristiana o la Pesach ebraica di questi giorni rientrano fra i momenti più propizi dell’anno per realizzare un iniziatico V.I.T.R.I.O.L., o più semplicemente un piccolo viaggio interiore negli Inferi della propria anima, per riemergerne alquanto più consapevoli e purificati), proponiamo alla lettura e alla meditazione un interessante libro di Manuel Insolera, La trasmutazione dell’Uomo in Cristo. Nella Mistica, nella Cabala e nell’Alchimia, Edizioni Arkeios, Roma 1996.
Molti avranno già letto (si spera) questo intrigante volume, specie tra coloro che si professano iniziati e/o massoni e/o tutte e due le cose insieme, ma molti altri giovani e meno giovani anagraficamente che avranno da poco tempo avuto accesso alla Via Iniziatica Libero-Muratoria (o ad altri percorsi esoterici) e tanti intelligenti profani che siano curiosi di simili materie, potranno trarre qualche profitto da una simile lettura sia in questi giorni di simbolica morte e resurrezione/purificazione, sia nel corso del resto dell’anno.
E una accorta rilettura gioverà in ogni caso a tutti.
Come iniziale stimolo, riportiamo un brevissimo passaggio del libro in questione, tratto dalla sagace prefazione di Mino Gabriele (con l’avvertenza che un libro, se vissuto sub specie interioritatis, è molto di più che uno strumento erudito; esso può rappresentare il viatico per nuove visioni virtuali della realtà, che spetta poi ai singoli individui portare dalla potenza all’atto di un nuovo percorso esistenziale):
“La meditazione e l’immaginazione creatrice non si inventano con fantasiose tecnologie che ne esprimono tutt’al più ridicoli surrogati, ma nascono e si trasformano lungo un iter dettato dalla concretezza dell’esperienza, con i suoi limiti, i suoi errori, i suoi segreti doni. Nella paziente, dotta, accurata ricostruzione che Manuel Insolera fa della storia mistica di questi particolari stati esperienziali sta, credo, il grande pregio della sua opera, che indaga non a caso le dottrine nelle quali l’esoterismo si esprime nelle dimensioni meno perscrutabili: le trasmutazioni dei nomi e delle immagini divine, la scala su cui si sale e si scende come nel sogno di Giacobbe […] Già Socrate, per bocca di Platone e a proposito dei cavernicoli, parla dell’homo televisorius: all’interno di una oscura spelonca, o salotto domestico, i prigionieri di se stessi vedono soltanto le ombre fantastiche sullo sfondo di un antro o di un tubo catodico. Sono talmente certi di simile, coatta realtà che chi raccontasse loro di altre dimensioni, di altra luce, verrebbe deriso, magari ucciso: nel mito di ieri l’allucinata quotidianità di oggi o, forse, viceversa […] Metafora celebre dicevamo: si tratta in fondo dell’educazione all’inganno dei limiti del mondo mondano a cui l’homo demens si attacca ammalato per celebrare ora l’improbabile eternità delle sue illusioni, soccorso e rassicurato in ciò dal telecomando o teleiussibilum, il novello signore del libero arbitrio, della liberalitas che, munifica, dispensa immagini e suoni come sogni a richiesta […] Per fortuna, come i sogni s’involano all’alba per introdurci in questo altrove, così tutti i vari marchingegni antichi e moderni, tutte le caverne con suoni e figure che l’uomo si è inventato per nascondervi se stesso, scompaiono dissolvendosi appena ad essi, come ai burattini che niente di vitale hanno di proprio, si tagliano i fili, ovvero, come si suol dire, si staccano le spine: si spengono le luci. Da questa nuova notte nasce allora un naturale stato dell’animo, tra i suoi il più comune ed arcano, e nel contempo assai arduo da praticare e conoscere, quello dove regna il silenzio di immagini e parole e una nuova luce. Mirabile Giordano Bruno: ‘Ma gli animanti nati per vedere il sole, gionti al termine della odiosa notte, ringratiando la benignità del cielo, et disponendosi a ricevere nel centro del globoso cristallo de gl’occhi suoi gli tanto bramati et aspettati rai: con disusato applauso di cuore, di voce, et di mano adoraranno l’oriente…”.
Si tratta di un’altra caverna, dell’oscura e traslucida camera del cuore, nella quale non si incontrano più burattini ciarlieri, ma solo noi stessi e attraversarla, abitarci, divenirne degni inquilini, è un viaggio pieno di perigli, grandi paure e digiuni onirici. Al loro posto viene richiesta soprattutto umana e paziente umiltà come una attenta vigilia che impedisca, in tale ripida anabasi, che gli ‘stupori’ che si incontrano siano scambiati per il vero fine, e che siano goduti quali annuncio, pregustazione di ben più alti ‘stupori’ e gioie […] A dispetto dunque dei volgari teleiussibili o virtuali d’oggidì, privi di una qualsiasi memoria del nome e dell’immagine, l’opera di Insolera ripropone la genuina traditio e il suo articolato procedere nei secoli, le testimonianze che nutrono e conservano i sensi più riposti, enigmatici, dei mille rivoli in cui fluisce la gnosi umana, il suo desiderio sofianico, la nobile dignità dell’uomo. Già Socrate, per bocca di Platone e a proposito dei cavernicoli, sentenzia che l’uomo non saprà mai di se stesso se non ricorda” (Prefazione di Mino Gabriele in: Manuel Insolera, La trasmutazione dell’Uomo in Cristo. Nella Mistica, nella Cabala e nell’Alchimia, Edizioni Arkeios, Roma 1996, pp.11-14 )
LA REDAZIONE DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO
[ Articolo del 7-8 aprile 2012 ]